giovedì 21 maggio 2015

IO sono il PO

dal 29 al 31 maggio 2015 

Il Touring Club Italiano in occasione di Expo 2015, ha organizzato un evento nazionale denominato:
 "IO sono il PO : acqua, cibo, territorio" 
legato alla valorizzazione dei territori attraversati dal fiume Po, e realizzato in collaborazione con il
 Ministero delle Politiche Agricole ed Expo 2015
Le tappe programmate nel progetto, ripercorrono a ritroso il Grande Fiume partendo dal Delta del Po veneto e fino a Torino.







La tappa veneta  si svolgerà nel Delta del Po  
presso il Museo Regionale della Bonifica di
 Ca' Vendramin 

il  calendario di eventi prevede per 
domenica 31 maggio 
 numerose ed entusiasmanti visite guidate gratuite  
in bici, escursioni fluviali, 
esperienze di nordic-walking fra le risaie. 
Tutte le visite guidate sono 
Prenotazione al obbligatoria n. verde del TCI tel 840.88.88.02 
oppure nel sito del TCI




venerdì 24 aprile 2015

N'DEMO A PO

DOMENICA 10 MAGGIO
Primavera, voglia di muoversi, uscire, passeggiare, girare in bicicletta.
A tal proposito l'associazione "Terra e Libertà" in collaborazione del B&B "La zanzara", Az. agricola "La Valle", ed il "Folletto del Po" e  WWF Rovigo propone una ecopedalata-enogastronomica alla scoperta dell'Oasi di Panarella, segue programma.


domenica 22 febbraio 2015

DeltaFoto


"Magico Delta"

Una serie di foto da me selezionate, del Delta del Po, e non solo, di come lo vedono gli altri. Tratte dal gruppo Facebook  "Il Polesine, il Delta del po e l'Italia tra natura e civiltà."


Prima del buio - B.Biscuolo - 


L'immensità -C.Bellato -


Lo spazio - G. Bertaglia - Cometa C20114 Q2 Lovejoy


Basettino -F.Gilardi - 


L'incendio - B.Biscuolo -


Suggestioni - V. Rozzarin -


Mugnaiaccio, non un gabbiano qualsiasi - A Giribuola -


Adria Capitale Etrusca d'Oriente - A. Giribuola -


La valle vista da - Giovanni Roncon -


Elaborazioni - Grandi l'amico Giò -


Ballerini di Flamengo - B. Biscuolo -


1 su 100 - G. Zanirato -


La solitudine - F. Burgato -


Come 1 - D. Manzollli -


Delicata scelta di  colori - C. Bellato -


L'alba. -F.Burgato -


"Padellone" - M. Landi -


Picchio rosso maggiore - F. Gilardi - 


Quadretto - V. Bellettato - 


Occhiocotto - L. lowental -


Inverno -G. Moro -

giovedì 12 febbraio 2015

Gli aborigeni, la memoria e lo tsunami del 2004




Dove erano finiti i 300 aborigeni Jarawa, il giorno dopo il grande maremoto di Santo Stefano del 2004 in Indonesia? Questa è la
domanda che si posero gli organi di stampa internazionali appena dopo il disastro, perché si è subito creduto che quelle popolazioni fossero state annientate, a testimonianza di un'evidente, supposta connessione fra l’entità
del danno e il minor grado di sviluppo tecnologico.Nel delirio contemporaneo,l’uomo occidentale è portato a pensare - possedendo un telefono o un televisore - di poter controllare gli elementi naturali. 


Così i 40 Grandi Andamanesi della Strait Island, i 100 Onge delle piccole Andamane, i 250 Shompens della Grande Nicobar o i 250 Sentinelesi di North Sentinel Island  che costituiscono la tribù più primitiva dell’intero pianeta Terra -, sono stati dati per spacciati: del resto, come potevano farcela se vivevano isolati e immersi in un contesto naturale eccessivo?
Eppure a pochi giorni dal più grave maremoto che si ricordi i voli di ricognizione sulle isole riscontrarono diversi sopravvissuti sulle spiagge: erano gli aborigeni che, vivendo d’abitudine nelle zone interne, hanno compreso più di molti occidentali e degli indocinesi come si fa la vera prevenzione.

Non sarà che i “primitivi” vivono solo nell’interno perché conoscono bene l’Oceano? È una verità difficile da ammettere, perché implica - se loro hanno ragione - che qualcun altro si sbaglia nel rapporto con il mare: i Jarawa si sono salvati tutti, tutti salvi gli Onge e i Grandi Andamanesi. Quasi nessun nativo perse la vita per lo tsunami, mentre furono decine di migliaia i morti fra gli occidentali e gli abitanti delle coste.

 Perché?

Chi ha tramandato (oralmente, forse bisogna sottolinearlo) la memoria del pianeta e del mare, sa che le maree quotidiane si contano e quando ce n'è qualcuna fuori tempo, forse è il caso di ritirarsi nell'interno. E, per lo stesso motivo, sa che lungo quelle coste non si deve vivere, casomai pescare o prendere il sole, ma non abitare o dormire. 

Perché lo tsunami non è un fatto raro, come ci è sembrato nel 2004, quando sembravamo scoprirlo per la prima volta. Solo negli ultimi duecento anni, se ne contano alcuni catastrofici,
come nel 1797, nel 1843 e nel 1861, per non parlare di quello del Krakatoa nel 1883. Quegli uomini hanno conservato la memoria della Terra tramandandola a voce, mentre noi la dimenticavamo negli hard-disk dei nostri computer.

Il caso del grande maremoto di Sumatra del 2004 è esemplare. Molti di quei 230.000 morti potevano essere evitati da un sistema d’allerta efficace e da un’educazione responsabile, che ricordasse il rapporto che le popolazioni costiere del Sud-Est asiatico avevano originariamente con la madre Terra. Invece aver affidato alla sola tecnologia il futuro del pianeta non è stato garanzia di successo, anzi: lo tsunami di Santo Stefano del 2004 dimostra che sentirci al sicuro peggiora solo le cose.

Di Mario Tozzi 
tratto da : Consumatori il mensile dei soci coop.