sabato 5 gennaio 2013

La bissola di Adria

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Dolci tipici della tradizione adriese.

La bissola è un dolce di pastafrolla modellata a forma di Befana, e decorato con glassa e zucchero colorato

Secondo Paolo Rigoni, responsabile provinciale di Slow Food e sostenitore del riconoscimento della tradizione polesana «In area veneta dolcetti simili, vecine, beline, fantine, si consumavano un pò ovunque, ma la bissola è tale soltanto ad Adria. Certamente si tratta di un piatto etnico, segnalato dal nome che indicava, almeno in origine, dolci cerimoniali a forma di biscia, indice sicuro della sua arcaica presenza sulla tavola della festa. Non si tratta né di riscoprire né tanto meno di inventarne la tradizione, come talvolta si fa oggi, visto che il mercato è ricettivo, perché la bissola non è mai stata dimenticata nemmeno per un anno. Ad Adria si è sempre continuato a farla. Da parte di tutti».
Per Rigoni la bissola non è un semplice dolce: «Ci sono tutti i presupposti per creare un marchio che identifichi il nostro dolce come buono, giusto, pulito, così come lo ritiene Slow Food, nel rispetto di un disciplinare accettato e condiviso per giungere ad usare prodotti locali. Cosi chi la comperà si porterà a casa non solo un buon prodotto ma anche una fetta di cultura, di storia e di tradizione. 
Può sembrare di parte, ma la bissola più buona del mondo (ci vuol poco, la fanno solo qui ! ) la fa mio parente della “Pasticceria Donà” in via Badini ad Adria.
Dopo questo speriamo che il prossimo anno si ricordi di me.  
Tipica l'espressione  Adriese "L'è un stampo da bissole" o "Lè fata come nà bissola" per indicare una donna di ingrate forme.

Ecco quanto mi basta ...


...per essere contrario alle centrali a BIOMASSA.








Non ho idea di quanto inquini una centrale a biomasse in termini di fumi, sicuramente emette notevoli quantità di CO2 che alla fine è il nemico N.1 del pianeta. Da una mia esperienza ho tratto però altre conclusioni, non certo positive,  che mi portano a dire che queste centrali producono oltre alla CO2 e gas nocivi vari, anche un inquinamento indiretto oltreché essere del tutto inutili in quanto L’ENERGIA PRODOTTA NON COMPENSA L’ENERGIA IMPIEGATA, a meno che, come avviane, queste siano sorrette dagli incentivi statali, che sono i veri ricavi delle varie società, sorte dall’oggi al domani, che le gestiscono.
Una mia prima perplessità nasce dall’idea di vedere centinaia di ettari di fertilissimo terreno (tanti ne servono all’anno per far funzionare una centrale) coltivati con piante destinate a diventare biomassa per la produzione di gas. Le mie origini contadine mi fanno pensare ad una assurdità. Trascurare la campagna dove produrre tanti buoni, sani, genuini prodotti per fare GAS. Terre strappate al mare e al fiume, bonificate con sacrifici e sudore della gente, terra tanto amata, … e ci seminiamo il TRITICALE. Mi intristisce questa cosa.
C’è un’azienda agricola specializzata in questo, lavora per diverse centrali, hanno mezzi ed esperienza nel settore, l’azienda si trova in provincia di Treviso. Da li partono con i trattori e vengono fino in provincia di Rovigo (100 km ca.) Si spostano per questo, da quanto ho conosciuto, almeno 9 mezzi:
7 trattori giganti, 1 trincia altrettanto gigante, un furgone appoggio, 9 persone impiegate (una per mezzo).
La trincia è un mezzo simile ad una mietitrebbia, raccoglie il triticale, lo riduce a coriandoli e lo spara nel rimorchio (sempre gigante)  di uno dei quattro trattori impiegati per questo, il tutto avviene con i due mezzi in movimento in contemporanea.  La trincia non deve mai stare ferma, c’è sempre un rimorchio che va e uno che viene, dalle 6,30 del mattino alle 10,00 di sera circa. Nel caso di mia conoscenza, data la poca distanza dal luogo di raccolta al luogo di consegna, ogni trattore riesce a fare in media 15 viaggi che sono circa 450 km moltiplicati per quattro trattori sono circa 1800 Km, al giorno. Per rifornire una centrale per un’autonomia di 5/6 mesi servono circa 10 giorni di lavoro, 18.000 km.
Un quinto trattore con pala viene utilizzato in centrale per stivare, comprimere e insilare il trinciato di triticale.
Altri due trattori – giganti con autobotti altrettanto giganti fanno anch’essi la spola tra centrale e campi appena tagliati per spargere il digistato più volgarmente detto “pisson”. Il digistato è un liquame che si crea durante il processo di fermentazione del trinciato di triticale. Il digistato è un buon fertilizzante, per questo motivo viene buttato nei campi. In certi casi prima di questa operazione entra in campo un ennesimo mezzo (trattore + attrezzo) che va a macinare quello che rimane nel campo dopo la trinciatura. Idem come sopra x 2 uguale a 9.000 Km + 18.000 Km = 27.000 km . Con la mia macchina li faccio in un anno.
Ma non è finita.
Dopo questa prima raccolta che avviene nel mese di giugno, i terreni concimati vengono immediatamente ripreparati per una seconda semina che si andrà a raccogliere in settembre – ottobre, in questo caso mais da ceroso che viene raccolto dopo due mesi circa. Nelle normali pratiche agricole (se non in grandi aziende specializzate) questo avviene raramente e il terreno viene lasciato riposare seguendo determinati avvicendamenti delle colture, la famosa rotazione quadriennale che i nostri nonni conoscevano benissimo. Una coltura mangia questo ma lascia dell’altro, e la coltura successiva mangia quello lasciato dalla precedente, e così via, il tutto con l’apporto di un minimo di letame.
Siamo però nell’agricoltura moderna e tutto questo può essere tralasciato, resta però il fatto che per produrre un secondo raccolto in piena estate servono enormi quantitativi di acqua per la germinazione e crescita dei semi, se in anni siccitosi, come quello appena passato, ne servono il doppio.
Ed ecco entrare in campo altrettanta azienda specializzata che piazza nei campi enormi cannoni spara – acqua in azione 24 ore su 24, che sprecano preziosissima acqua dei nostri fiumi, ecosistemi che nelle nostre aree  stanno lentamente collassando a causa della risalita del cuneo salino dovuto alla mancanza di acqua dolce nell’alveo fluviale.
La pantomina poi si ripete per la raccolta del ceroso che un tempo si usava per alimentare la stalla, 7 gigatrattori, 1 ipertrincia, 2 tratobotti, 27.000 Km, che aggiunti ai precedenti fanno 54.000, spreco di acqua, strade distrutte dai mega mezzi, inquinamento dell’aria, traffico pesante lungo strade provinciali larghe come capezzagne, polveri sottili, CO2, pessimismo & fastidio, MALEDETTO SISTEMA!!!
ATTENZIONE IN PROVINCIA DI ROVIGO SIAMO ASSEDIATI DA QUESTE CENTRALI.