mercoledì 22 febbraio 2012

Nel Delta del Po mancava il PKS


Alcuni motivi per evitarlo

Tra le tante idiozie arrivate fino ad oggi nel Delta del Po, ecco l'ultima chicca.

Cavanella Po, comune di Adria, più che paese direi una borgata nata e creata attorno allo zuccherificio in riva al Po, ora la chiamano il dormitorio di Adria, el zuccherificio è ancora là, un fantasma. C’è una bellissima fornace, ben mantenuta, se ne potrebbe fare un bel museo di archeologia industriale , ma la scelta migliore è quella di farci una bella centrale funzionante a biomasse derivanti da PKS ovvero coperture del nocciolo di Palma da cui si ricava anche un famoso olio.
Era meglio farla a "scorze de bagige" abbondantemente prodotte all'ora dello spritz nei vari bar della zona, a questi si possono aggiungere anche gusci de nose e de brustoline.

Per chi avesse voglia di capire, riporto alcuni dati che riguardano i danni provocati dalla coltivazione di palme da olio nel pianeta e del suo derivato sull’organismo umano.
E poi come una jena, anzi no, come un condor un piccolo particolare.

Olio di palma: versatile ed economico.


Ma spesso a farne le spese è la natura
L’olio di palma è economico e si presta a numerosi utilizzi. È presente nelle margarine, nei dolci o nelle pietanze pronte. In forma chimicamente modificata, lo troviamo anche nei detersivi, nei saponi e nei cosmetici. Oltre l’80% della produzione mondiale proviene da Malesia e Indonesia. La prima già da anni ha convertito gran parte del proprio patrimonio boschivo in piantagioni, ma la seconda ha ora superato il proprio concorrente asiatico. A farne le spese sono le preziose foreste tropicali. Dal 1985 la superficie delle piantagioni di palme da olio in Indonesia è oltre decuplicata. Un trend destinato a continuare. Anche altri Stati dei tropici, come la Papua Nuova Guinea o la Colombia, creano nuove piantagioni per approfittare del boom registrato dall’olio di palma. Un atteggiamento comprensibile e giustificato se si pensa che questo prodotto rappresenta un’ulteriore fonte di guadagno per questi Paesi, ma al contempo assurdo poiché l’aumento delle colture avviene ai danni delle foreste.
Foreste in fiamme
Il disboscamento selvaggio e gli incendi appiccati per dissodare i terreni e dare spazio alle coltivazioni di palme da olio sprigionano nell’aria ingenti quantitativi di gas serra, come il biossido di carbonio. In numerosi Paesi in via di sviluppo, lo scempio delle foreste è il principale responsabile delle emissioni di gas serra: l’Indonesia è attualmente il terzo produttore di CO2 del pianeta.

SALUTE.
Dietro le etichette per alimenti che indicano la presenza di “grassi” o “oli vegetali” si nasconde il prodotto largamente usato per convenienza economica dalle multinazionali. Fa male al cuore e i suoi acidi favoriscono lo sviluppo delle malattie cardiovascolari.
Diffidate sempre dei cibi confezionati che, tra gli ingredienti stampati in etichetta, citano un generico “grassi vegetali” o “oli vegetali”. Diffidate e non acquistate: siano biscotti, surgelati o qualunque altra cosa impacchettata/inscatolata (persino omogeneizzati per neonati), rappresentano un pericolo per la vostra salute. Dietro questa definizione imprecisa – quali oli? quali grassi? – si nasconde spesso l’olio di palma, tutt’altro che raccomandato come alimento per i suoi danni alle coronarie e, per giunta, prodotto a detrimento delle foreste tropicali.
Perché l’industria alimentare meno affidabile sfrutta proprio l’olio di palma? Intanto per una questione economica: la palma da olio produce da sette a dieci volte di più di olio (per ettaro) delle altre piante olearie: soia, girasole, ecc.

Ma poi anche per le caratteristiche fisiche di quest’olio: solido a temperatura ambiente, può essere stoccato per lungo tempo, si lavora facilmente, può essere utilizzato non solo per gli alimenti ma anche per i prodotti cosmetici. Insomma, per tutte queste ragioni è diventato l’olio più prodotto nel mondo: per l’80% in Malesia e Indonesia, ma anche le regioni tropicali dell’Africa e dell’America del Sud sono interessate a sviluppare la coltura della palma olearia.

Questo sviluppo va esattamente in senso contrario alle raccomandazioni nutrizionali che puntano a favorire l’uso dei grassi non saturi (oliva anzitutto, e poi girasole e lino) e di limitare gli apporti in grassi saturi come i grassi animali e gli oli di palma, palmisto e cocco: gli acidi grassi sono un fattore primario di sviluppo delle malattie cardiovascolari. Bisognerebbe non ingerirne più di 20 grammi al giorno, ma meglio scendere ancora, ideale toccare quota zero. Ma il peggio sono i così detti grassi trans, cioè idrogenati: fanno ancora più male al cuore. Allora l’Europa ha stabilito già tre anni fa che i grassi vegetali trasformati (e quindi solidificati) attraverso l’idrogenizzazione vanno limitati al 2% dei lipidi complessivi di un prodotto.

Decisione importante dal punto di vista della salute pubblica ma, per contro, responsabile in larga misura della moltiplicazione dell’uso dell’olio di palma che non ha bisogno di essere solidificato artificialmente. Abbiamo accennato anche al danno ecologico. Parliamone ancora insistendo sulla circostanza che le piantagioni di palma da olio, che si sono sviluppate in zone di (originarie) foreste tropicali, sono spesso sinonimo di devastazione delle aree più ricche di biodiversità.

Di più: la produzione crescente di olio di palma pone anche dei rilevanti e crescenti problemi sociali dal momento che le popolazioni autoctone sono spesso letteralmente espulse dai loro territori. Come garantire al consumatore una trasparenza reale sulla natura degli ingredienti nascosti sotto le generiche definizioni di “grassi vegetali” e/o di “oli vegetali”? Non essendoci quasi ovunque (men che mai in Italia) una precisa e severa disposizione che obblighi gli industriali dell’alimentazione a precisare quali grassi e oli adoperano, per ora ci si affida al buonsenso e alla correttezza dei produttori e/o dei distributori.
Giorgio Frasca Polara

Il particolare del condor: stranamente in rete ho trovato anche questi due annunci, in due portali differenti uno specifico per Rovigo e uno generale per il Veneto, l’indirizzo è lo stesso, ma non vuol dire niente, o per lo meno ci rende conto che da queste parti c’è chi commercia il nocciolo di palma .

Da :Annuncieinserzioni.it

Vendiamo nocciolo di palma Pks Rovigo
Rovigo 16-02-11,
Vendiamo PKS ( coperture del nocciolo di Palma ), pulito, da usare come combustibile di Biomassa (Kcal / Kg > 4400) in centrali di produzione di energia elettrica, in grosse quantità. Prezzo CIF porto Italiano 95 Euro a Tonnellata compreso il trasporto.
Contattateci via mail a mep.sas2010_CHIOCCOLA_gmail.com

Da: Annunci Faidate.com

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Cà se dise dele volte ah? che combinasion!

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