lunedì 27 aprile 2009

La recessione frena l'inquinamento


Non tutti i mali vengono per nuocere.

22 Aprile 2009,
nella giornata dedicata alla Terra, consacrata alla riflessione sul suo stato di salute, alla sensibilizzazione e all'informazione, ci si chiede in che condizioni versa il nostro pianeta? E' paradossale ma il disastro finanziario globale e la recessione conseguente hanno dato un pò di respiro al nostro pianeta. In America, da New York a San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale: anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno aderito al movimento delle transition town, che applicano una strategia sistematica per la riduzione dei consumi energetici.
Il laboratorio più vasto per misurare "l'impatto verde" della crisi è la Repubblica Popolare, che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato nell'atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l'apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima volta da decenni. Tutte le cause dell'inquinamento sono in ritirata.
In realtà nel passato c'erano stati dei casi simili, che consigliano prudenza. Lo scienziato ambientale Kenneth Rahn, dell'università di Rhode Island, ricorda che quando crollò l'Unione Sovietica e tutta l'Europa dell'Est entrò in una lunga crisi economica, i livelli di smog sopra il circolo polare artico diminuirono del 50%. La chiusura di tante fabbriche in Russia e nei suoi ex-satelliti aveva provocato gli stessi effetti che sono visibili vent'anni dopo in Cina.

Fonte: Ecoblog.it, Repubblica.it, Slowfood, Green Planet.net

Nessun commento: