lunedì 26 gennaio 2009

Al gruppo Amadori la biodiversità non piace


Il Centro Studi Naturalistici- onlus e Pro Natura chiedono di bloccare la distruzione di una delle zone umide più importanti d’Italia.

Quanto sta accadendo in Provincia di Foggia ha dell’incredibile, il gruppo Amadori proprietario della Riserva di Valle San Floriano (Zapponeta, FG) (istituita nel 1983 con D.P.G.R. n. 216 del 2.2.1983 con una superficie originaria di 464 ettari), la sta trasformando in campi coltivati.

Tale zone umida, denominata appunto Valle San Floriano, è un sito chiave nazionale per la conservazione di una delle specie di anatre più rare d’Europa, la Moretta tabaccata, ed è annoverata tra le aree umide più importanti del Mediterraneo.

Per queste ragioni le scriventi associazioni hanno da sempre richiesto che tale area venisse maggiormente tutelata e interdetta alla caccia in quanto ospita specie particolarmente rare e minacciate d’estinzione.

A dire il vero ci saremmo aspettati, da un gruppo industriale come quello Amadori, una maggiore sensibilità ambientale, e invece, purtroppo, abbiamo dovuto constatare che l’impegno del gruppo è stato quello di continuare l’opera intrapresa dal precedente gestore, cioè la distruzione di un patrimonio unico e di incommensurabile bellezza ambientale e paesaggistica.

Un comportamento di questo genere è degno della peggiore logica colonialistica esercitata da alcune grosse aziende nel terzo mondo, dove le risorse naturali vengono costantemente depredate, in favore del profitto irresponsabile, ma qui in Italia e in Europa cose del genere erano e sono impensabili.

Il gruppo Amadori, in barba a tutte le leggi Regionali e Nazionali nonché Comunitarie, ha operato abusivamente la bonifica delle aree, violando anche i criteri per cui poteva fregiarsi di essere una azienda faunistico venatoria.

Tenuto conto che l’area in questione è un importante tassello della Rete Natura 2000 (in quanto ricade all’interno di un Sito d’Importanza Comunitaria nonché di una Zona di Protezione Speciale) voluta dalla Commissione Europea per tutelare ambienti e specie e che, alla luce degli articoli 1-2-4 della Direttiva 79/409 denominata “Direttiva Uccelli”, e della Direttiva 92/43 “Habitat”, l’Italia in qualità di Stato membro ha l’obbligo di adoperarsi per evitarne il degrado, al fine di evitare che vengano messi a repentaglio gli obiettivi delle Direttive stesse per la tutela di specie e habitat.

Per queste ragioni il Centro Studi Naturalistici- onlus e Pro Natura chiedono che tale aggressione venga interrotta e ci si adoperi per l’immediato ripristino ambientale onde evitare l’ennesima procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea che potrebbe comportare pesantissime multe a carico dell’Italia e della Regione Puglia.

COMUNICATO STAMPA del Centro Studi Naturalistici Onlus - ProNatura
con preghiera di massima diffusione delle notizia.
In foto Moretta tabaccata (Aythya nyroca)



Sign for SALVIAMO LA PALUDE SAN FLORIANO

martedì 20 gennaio 2009

Workshop in progress


Corso di birdwatching nel Delta del Po
Lezioni e uscite per conoscere il popolo alato.

Prima lezione:
domenica 1 febbraio 2009
Le specie svernanti e nordiche nel Delta del Po
dalle 9.30 alle12.30 lezione dalle 14.30 alle17.30 uscita alla ricerca di strolaghe e smergi lungo la Sacca degli Scardovari.
Relatore: Eddi Boschetti, ornitologo, guida naturalistica.

Seconda lezione:
domenica 8 febbraio 2009
La fotografia naturalistica come supporto allo studio degli uccelli
dalle 9.30 alle12.30 lezione dalle 14.30 alle17.30 uscita con pratica di riconoscimento
Relatore: Marco Basso, ornitologo, fotografo.

Terza lezione:

domenica 15 febbraio 2009
Workshop fotografico, tecniche e pratiche per fotografare in natura
dalle 9.30 alle12.30 lezione dalle 14.30 alle17.30 uscita all’Oasi di Ca’ Pisani e lungo le valli da pesca
Relatore: Roberto Sauli, fotografo naturalista

Quarta lezione:
domenica 22 febbraio 2009
Nidificare e migrare nel Delta del Po: l’inanellamento a scopo scientificoper studiare e monitorare gli uccelli
dalle 9.30 alle12.30 lezione
Relatore: Simone Tenan Ornitologo e inanellatore ISPRA
(Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale)

Per iscrizioni e segreteria organizzativa:
telefono: 0426 66 23 04 e-mail: info@aqua-deltadelpo.com
Il corso è gratuito,riservato ad un massimo di 40 partecipanti, per ordine d’iscrizione.
Tutte le lezioni si terranno a Taglio di Po (Ro) presso la sala conferenze di Vicolo Oroboni.

domenica 18 gennaio 2009

Situazioni assurde!



Martedì 13 Gennaio 2009
Il gelo non ferma le doppiette. La caccia nelle valli e lagune del Delta del Po può continuare anche se permangono zone in cui ci sono specchi d'acqua ghiacciati e in generale le temperature rimangono intorno allo zero.
E' questa la risposta che fornirà l'ufficio Caccia della Provincia interpellato in merito dalla Regione che ha chiesto se fosse utile lo stop venatorio sulla base dello stato delle aree interessate dall'attività venatoria.
«Abbiamo fatto diversi rilevamenti in più punti del territorio cacciabile - ha osservato la dirigente del settore risorse faunistiche e comandante della polizia provinciale Monica Attolini - Non sono emersi particolari casi per i quali sia da ritenersi necessario interrompere del tutto l'attività venatoria. Le lagune non sono ghiacciate e anche se il ghiaccio potrebbe interessare alcuni specchi d'acqua delle valli, riteniamo siano sufficienti i divieti contenuti nella legge sulla caccia che già impedisce l'attività venatoria in presenza di questi eventi climatici estremi».
Va notato che, in virtù del recepimento operato dalla Regione delle restrizioni imposte dall'entrata in vigore del decreto Pecoraro Scanio sulle Zone a protezione speciale che interessano i quattro quinti delle aree deltizie, l'attività venatoria in zona lagunare e valliva, è in questo periodo già ridotta a due soli giorni la settimana. (Tratto dal mitico “Il gazzettino”)

Era il Gennaio 2000 quando con un inverno molto più freddo e rigido di questo con zone vallive ghiacciate al 99% le associazioni ambientalistiche locali chiedevano alla regione Veneto la chiusura della caccia ricevendo picche in risposta. In veneto, caccia e politica vanno a braccetto e a quanto pare si amano molto.

Per assurdo ecco cosa accade in Gran Bretagna:

Appello a sospendere il birdwatching in Gran Bretagna

L’invito è stato lanciato dalle principali associazioni ambientaliste inglesi per non correre il rischio di disturbare gli animali sufficientemente provati dalle difficilissime condizioni ambientali (14/01/09)
Per la prima volta in oltre un decennio, le principali associazioni inglesi che si occupano di avifauna, RSPB - Royal Society for the Protection of Birds, la BTO - British Ornithological Society, Wildfowl & Wetlands Trust e Natural England, hanno lanciato un appello ai birdwatcher affinché non disturbino in alcun modo gli uccelli selvatici.
Questo appello riguarda soprattutto quelli che vivono in aree umide, come oche, anatre, cigni e limicoli e si spinge fino al richiedere la sospensione di qualsiasi attività di osservazione se questa può in qualche modo rischiare di disturbare gli animali che stanno affrontando un difficilissimo momento. L’appello ovviamente riguarda anche tutte le persone che a diverso titolo frequentano le aree naturali: turisti, pescatori, ecc.
Da oltre una settimana un’ondata di gelo sta mettendo a durissima prova le capacità di sopravvivenza degli animali. “In queste condizioni qualsiasi disturbo costringe gli animali a sprecare energie che sono indispensabili per la loro sopravvivenza” spiega Mark Avery, direttore della conservazione presso la RSPB. “Per potere sopravvivere gli uccelli devono conservare tutte le energie e concentrarsi solo sull’alimentazione. Questo per noi è un invito molto insolito, in quanto di solito spingiamo le persone a visitare queste aree. Ma la situazione è veramente drammatica”.
Nel caso queste condizioni proseguissero, si giungerebbe anche alla sospensione della caccia. Una situazione assurda invitare i birdwatcher a stare a casa mentre i cacciatori sono autorizzati a sparare. La caccia è un’attività che, al di là delle vittime dirette che provoca, ha un impatto enormemente superiore in termini di disturbo a tutte le specie selvatiche. Solo il grande senso di responsabilità dei birdwatcher può accettare questo invito, ma è evidente che in queste condizioni la chiusura di ogni forma di caccia dovrebbe essere la prima cosa da fare.
Un ulteriore invito riguarda l’alimentazione di questi uccelli: l’invito delle associazioni è quello di non dare da mangiare del pane perché è controproducente. Il pane infatti riempie loro lo stomaco senza dargli il nutrimento di cui hanno bisogno: il risultato è quello di animali che di fatto non si nutrono abbastanza e sono quindi più esposti al rischio di morte in queste difficili condizioni ambientali. (Tratto da Tutelafauna .it)

Come da filmato io tengo sempre ben rifornito il mio birdgarden.

domenica 11 gennaio 2009

Winter trip in the Delta Po

Spesso mi viene chiesto quand’è il periodo migliore per fare birdwatching nel Delta del Po, la mia risposta è: sempre, tutto l’anno, ma confesso, con un filo di sano sado-masochismo, che queste freddissime, ghiacciatissime, giornate invernali sono le migliori !!!
Segnalo solo le presenze o le quantità più significative.
Primo tour la mattinata del 30 dicembre, destinazione valli sud dal Po di Levante all’Adige, freddo, ma non freddissimo.
Prima tappa i Fenicotteri di Valle Pozzantini, spero in qualche anello ma sono lontani, tutti sottoriva al riparo dal vento di Bora, l’è istesso, sempre belli nel loro gruppone di 2000 – 2500.
Un assembramento di 75 Svassi maggiori in valle Capitania più altri 35 nel canale della Veniera un’altra cinquantina sparsi in giro. In valle Morosina un 1000 – 1500 Folaghe e 4 Cigni reali, la mia attenzione è però rivolta verso la laguna di Caleri che ultimamente ospitava uno Svasso collorosso, e infatti, trovo quello che cerco, un maschio di Smergo minore, nella lente del cannocchiale entrano anche Pivieresse, Piovanelli pancianera e tridattili, posso tornare a casa abbastanza appagato, ultima spinazzatina a un centinaio di Gabbiani reali negli arginelli di valle Cannelle dove presto formeranno colonia riproduttiva..


Mattina del 31 dicembre itinerario da Porto Viro a Porto Levante, freddo polare.
Bei, massa bei, li trovo all’altezza di Cà Cornera, nei campi di erba medica, che zigzagando per strada come n’imbriago tengo d’occhio, sono un 200 Pivieri dorati e un centinaio di Pavoncelle. Ci passo un’oretta, uso tra i 20 e 30 ingrandimenti di più non ci stanno dentro, vedo l’occhio e quello che mangiano, a volte fanno dell’altro… … speravo di incontrali, arrivano con il ghiaccio.




Tappa in golena di Cà Pisani, nella parte ghiacciata un gruppo di Gabbiani reali fa pattinaggio artistico, in oasi controluce distinguo Morette, Moriglioni e Germani reali, in valle centinaia di meno furbi Fischioni e Mestoloni si ingozzano nei laghi foraggiati dalla pastura fornita dai traditori.


E’ subito dopo la curva, verso Levante, che in cielo si forma una figura di due enormi ali bianche sono un 1500 – 2000 Avocette, che spettacolooo!!! Così come si sono alzate impaurite dal volo di un’Albanella reale ritornano sul ghiaccio, qualcuna non conosce ancora il ghiaccio perché si mette alla ricerca di cibo spazzolando a destra e sinistra il becco, come usano fare, convinte di immergerlo nel fango, non capiscono cosa ci sia tra loro e la dispensa. Alcuni Totani mori osservano la scena indifferenti. Altre sorprese mi aspettano nel pomeriggio in valle Chiusa con un bel branco di Canapiglie e 5 Spatole, in foce di Po di Maistra nelle aree fangose insieme ai Piovanelli pancianara una decina di Corrieri grossi. Ultima tappa al tramonto in golena Madonnina con centinaia di Germani reali e piccoli gruppi di Alzavole.
Domenica 4 gennaio altra giornata freddissima ma limpida, ideale per il BW, questo giro in compagnia dell’amico Stefano che al BW vuole associare un po’ di caccia … … fotografica. Dopo breve consultazione decidiamo per il Mezzano ferrarese passando però prima dalla stazione di pesca di Bellocchio dove da un pò di tempo sostano centinaia di gabbiani di vari specie tra cui il Gabbiano roseo, per me magari ci scappa qualche anello, Stefano prevede qualche foto suggestiva. Arrivati li troviamo il deserto assoluto, in compenso nella valle da pesca privata prima di Bellocchio un bel gruppo di circa 50 Aironi bianchi maggiori. Si prosegue per il Mezzano, ma anche li regna il nulla sovrano causato dalla presenza di numerosi ominidi primitivi intenti a catturare pseudo lepri da liberare in zone dove, in futuro con l’uso del fucile, potranno dar sfogo alla loro repressa sessualità.
E’ un’indicazione, piuttosto anonima e casuale, seguita da un volo di Oche selvatiche che inseguiamo, che attraverso strade bianche e piste ciclabili ci porta alle Anse di Porto di Bando, un’oasi creata tra vecchie vasche del locale zuccherificio e relitti palustri. Primo incontro con le Pavoncelle in un campo di erba medica e subito dopo 2 Cicogne bianche. Il cancello dell’oasi è aperto è un cartello in bella vista indica la biglietteria, con 2 euri si entra. Secondo abbaglio un roost di Gufi con 2 Civette sui tamerici davanti al centro visite, Stefano si fa fuori due rullini e mezza scheda della digitale su un Gufo fotomodello che sembra gradire le sue foto e si mette in posa, ma è solo l’inizio, subito dopo altre 3 Cicogne sopra il recinto delle tre incarcerate che fungono da richiamo. Lascio Stefano a scaricare un altro rullino sulle Cicogne per recarmi al capanno di osservazione richiamato dall’assordante chiacchierio delle Oche selvatiche.

Nelle zone non ghiacciate centinaia di Oche selvatiche pascolano nell’acqua, le osservo una per una finché non trovo un bel branco composto da una decina di Oche lombardelle per la mia prima osservazione di questa specie. Una Poiana nel ghiaccio spenna un cadavere mobbata da Gazze e Cornacchie che raccolgono i resti, un’altra Poiana e una coppia di Falchi di Palude aspettano il loro turno, Germani reali, Fischioni, Mestoloni e Alzavole si tengono alla larga dal luogo del delitto, il mio occhio nel cannocchiale registra un documentario degno di Geo& Geo. Il fotografo mi esorta a spostarmi perché per lui le prede sono troppo lontane, a malincuore lo accontento e proseguiamo per il sentiero, un Martin pescatore sfreccia davanti a noi e il verso di un Porciglione fa brontolare le nostre budella affamate e infreddolite, è ora di trovare una buona trattoria. Avremmo voluto tornare in oasi nel pomeriggio, ma il Rabosino e l’ottima cucina della trattoria (il BW è anche questo) ci tengono a tavola più del dovuto, per cui alla fine del pranzo, decidiamo per il rientro, sempre via Mezzano che ci riserva altre sorprese. Strada facendo in uno stagno semiasciutto 8 Beccacini, in genere ne vedo uno o due all’anno figurarsi otto in un sol colpo, associare poi a questi 4 Ballerine bianche e un Piro piro culbianco è come dire “ cosa vuoi di più dalla vita, un Lucano?”. No, mi basta questo, anche perché il Lucano l’ho conosciuto in questi giorni … ….


Arriviamo in argine Agosta che c’è ancora una buona luce giusto per fare ancora qualche scatto a una coppia di Quattrocchi e all’irreale paesaggio delle valli di Comacchio e con l’illusione di trovare qualche Gufo di palude, che rimarrà un’illusione. Otto Spatole in volo nei pressi di Boscoforte decretano la fine della giornata, una freddissima giornata nel Delta del Po.

Foto 1 “La sisàra” – foto Nicola Donà
Foto 2 Piviere dorato – tratto dal web.
Foto 3 Oca lombardella – tratto dal web.
Foto 4 Quattrocchi – tratto dal web.

lunedì 5 gennaio 2009

Delta dall'alto

E’ con gusto e con diletto che mi cimento a proporre questa mia prima guida satellitare nel Delta del Po con l’aiuto di una serie d’immagini, quasi dei quadri dall’espressione astratta e geometrica. Le immagini sono tratte dal programma di Google maps , spero di non violare nessun diritto, se rischio di finire in galera fatemelo sapere.



In questi primi cinque “quadri” ho tratto alcuni modelli di gestione delle valli da pesca. Il sistema vallivo costiero è molto diffuso in nord adriatico (Friuli VG, Veneto, Emilia Romagna). Si tratta di un’antica pratica di gestione delle lagune interne atta all’allevamento e conseguente cattura del pesce che sfrutta i movimenti migratori degli adulti e del novellame dal mare alle lagune e viceversa, trattenendolo o catturandolo al momento opportuno.



Possiamo definire le valli come delle lagune chiuse dove il livello e il flusso d’acqua dolce e salata sono stabiliti dall’uomo, in base alle esigenze, questi flussi di entrata e uscita sono regolati da canali, chiaviche e idrovore.



Come si nota nei “quadri” nel loro interno le valli sono poi suddivise in settori e laghi che possono variare in profondità e salinità oltre che per destinazione d’uso: laghi per il novellame, laghi per l’ingrasso estensivo, vasche per l’ingrasso intensivo, vasche di svernamento, zone di pesca dove sono posti i lavorieri.



Famose le Valli di Comacchio per le anguille, come quelle venete e friulane ricche d’avifauna o per l’allevamento di spigole, orate e cefali.



Particolare questo “quadro” riguardante la bonifica del Mezzano e cioè di oltre tre quarti di quelle che erano un tempo le valli di Comacchio, una bonifica che tra gli anni ’30 e gli anni ’70 ha interessato circa 50.000 ettari di valle. Curioso notare i paleoalvei, le antiche strade del Po tra il IV° e VI° sec. a.c. caratterizzati nel “quadro” da strisce serpentiformi più chiare o più scure.



E per ultimo un “quadro” che anche Felice Cassetta da Adria vorrebbe nelle sue aste televisive: la vista dall’alto di una zona di ripristino nella campagna del Mezzano. Alcuni ettari di campagna riallagati per ricreare ambienti perduti per offrire cibo e rifugio e opportuni siti di nidificazione all’avifauna selvatica, un suggestivo acquerello.