mercoledì 24 ottobre 2007

Mai sentito parlare di OGM?


Quando tra il 1977 e 1982, frequentavo l’allegra scuola di Trecenta e cioè l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, passavo il mio anno scolastico nel convitto annesso, che bei tempi. In serate non proprio sobrie, con altri allegri compagni convittori, si cercava di parlare più o meno seriamente di agricoltura del suo e nostro futuro e di solito si finiva a tarallucci e vino profilando incroci genetici di questo tipo:
- acqua minerale gassata alle vigne per avere vino frizzante, incrociare il grano con l’uva passa e ottenere come frutti, delle croccanti pagnocchine con l’uvetta oppure, ancora il grano incrociato con l’olivo per il pane all’olio o con olive, fagioli e mais per pannocchie di polenta infasolà, dando da mangiare caffé alle mucche si penava di mungere degli ottimi cappuccini e dal latte di pecora alimentata con peperoncino del pecorino piccante, e avanti ancora fino a quando le mandibole non cadevano dal ridere. Al tempo, non avremmo mai pensato che quei nostri ridicoli incroci, che tanto ci facevano ridere, sarebbero diventati nel terzo millennio realtà, una triste realtà chiamata OGM.

In foto l’Orchidea calabrone (ophrys sphecodes) questa orchidea che non ha nè profumi nè nettare, nella sua evoluzione naturale (durata migliaia di anni), ha adottato un travestimento da insetto, emanando anche l’intenso odore prodotto dalla femmina così, l’insetto maschio, tratto in inganno, nel tentativo di accoppiarsi con l'insetto - fiore, porterà il polline da un fiore all’altro.

Di seguito un articoletto tratto da Greenplanet.net.

IL PIOPPO OGM CHE ELIMINA L'INQUINAMENTO

Super-alberi che risucchiano dal suolo inquinanti chimici come il benzene ed il tricloroetilene, ecco l'ultima invenzione dei ricercatori dell'Università di Washington, pubblicata nell'ultimo numero della rivista Proceedings, edita dall'Accademia Nazionale delle Scienze.
Il super-pioppo transgenico è il risultato dell'innesto nella pianta di uno specifico gene di coniglio da parte della professoressa Sharon Doty e del suo collega Stuart Strand.
In realtà, i pioppi non hanno bisogno dei geni dei conigli per ripulire l'ambiente circostante da certe sostanze chimiche: già lo fanno naturalmente, nella misura in cui gli inquinanti permangono nel loro raggio d'azione. Il pioppo transgenico, secondo i suoi creatori, velocizzerebbe e rafforzerebbe notevolmente questa capacità naturale. Le controindicazioni sono le stesse che è bene ricordare sempre quando si parla di organismi geneticamente modificati, ovvero l'impossibilità di impedire in campo aperto ai geni modificati di diffondersi ed alterare altre piante, con rischi per la biodiversità ed effetti imprevedibili e potenzialmente pericolosi sugli ecosistemi e sulla catena alimentare.
Tanto piu' forte è un organismo transgenico, tanto piu' potenzialmente devastanti gli effetti della sua diffusione nell'ecosistema. Cosi' non tutti i colleghi di Sharon Doty e di Stuart Strand hanno espresso grande entusiasmo, ed alcuni si sono detti convinti che il pioppo transgenico possa portare piu' problemi che soluzioni. La reale portata delle ricerca è stata fortemente ridimensionata da alcuni geologi statunitensi. In particolare, Marcia Knadle, responsabile dell'Unità di gestione del rischio dell'EPA di Seattle, ha rilevato come in realtà gli inquinanti chimici restino poco tempo alla portata delle radici degli alberi, perché, quando non evaporano, sono assorbiti nelle profondità del suolo.



E poi ancora un allarmante sunto della relazione del Dott. Pietro Perrino sempre tratto da Geenplanet.net


LE "MISIONI UMANITARIE" DEGLI OGM

Se esperimenti e coltivazioni di piante geneticamente modificate per produrre farmaci e vaccini non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, la contaminazione è in agguato, anche per vie subdole. Ecco come.
All'inizio le colture geneticamente modificate furono presentate come la soluzione per i problemi alimentari del Sud del mondo. Non risulta che essi siano stati risolti. Così sempre più le aziende si orientano verso Ogm destinati ad altre missioni umanitarie, se così possono essere definite. E' il caso dei pioppi - la notizia è uscita in settimana - che, grazie ad un gene di coniglio inserito nel loro Dna, sono in grado di ripulire il terreno dall'inquinamento. Oppure la sterminata gamma degli Ogm farmaceutici: le uova di galline transgeniche che curano i tumori, il latte che contiene anticoagulanti. E, in campo vegetale, il cartamo che produce insulina, il riso antidiarrea . Eccetera. Dalle "piante farmaceutiche" è possibile estrarre a basso costo e in abbondanza molecole e vaccini che in laboratorio vengono prodotti in piccole quantità e con costi molto elevati. Questo tipo di colture geneticamente modificate non ha ancora bussato alla porta dell'Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada sono in corso coltivazioni e sperimentazioni in campo aperto. Quante, per la verità, non lo sa nessuno: l'unica certezza è che si tratta di grandi numeri.
Sui rischi della coltivazione di Ogm farmaceutici in campo aperto interviene Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che lavora al l'Istituto di genetica vegetale, con un suo intervento che pubblichiamo integralmente. Il problema è il solito: se esperimenti e coltivazioni non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, è in agguato la contaminazione che può avere conseguenze disastrose per la salute umana, dato che è in gioco l'esposizione a vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali, anticorpi umani, contraccettivi, sostanze immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.
Ma attenzione. C'è una considerazione che, secondo Perrino, vale per tutti gli Ogm, farmaceutici e non: la contaminazione non è solo quella"verticale", dalla pianta madre alle piante figlie, che passa attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato. C'è tutto il capitolo, "che si tende a trascurare", della cosiddetta "contaminazione orizzontale, "pericolosa e subdola". Succede così. I residui delle colture geneticamente modificate rimangono inevitabilmente sul terreno: foglie, steli, radici che non hanno interesse commerciale e-o che sfuggono anche alla più accurata delle pulizie. Questi residui contengono Dna transgenico, "che al contrario del Dna ‘normale' è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell'orzo o nella segale. Ormai i dati scientifici sono sufficienti: è vero che la ‘contaminazione orizzontale' può avvenire in natura, a partire da Dna non transgenico, ma è altrettanto vero che accade molto, molto più facilmente a partire da Dna transgenico. Se la frequenza della ricombinazione ‘naturale' è pari a uno, la frequenza della ricombinazione con Dna transgenico e pari a mille".
La "contaminazione orizzontale" non è in agguato solo a partire dai resti di colture transgeniche che restano nei campi. Può avvenire, aggiunge Perrino, anche con i residui, poniamo, di un carico di Ogm destinati all'alimentazione animale. E qui si apre un altro capitolo, ben più grave: la "contaminazione orizzontale", dice Perrino, avviene anche negli animali nutriti con Ogm. "Dalla flora intestinale la contaminazione passa all'individuo. Quindi nel latte, nelle uova, nella carne. Me lo ritrovo anche nel formaggio, il Dna transgenico. E questi sono tutti insulti al mio genoma. E' come giocare alla lotteria: più spesso capita, più alte sono le possibilità che questo abbia una conseguenza". Solo che qui non si vincono i milioni del Superenalotto. Nella lotteria transgenica, conclude Perrino, "è in palio il cancro".
Se non ti piacciono gli OGM visita liberidaogm puoi dare il tuo voto fino al 15 novembre.

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