sabato 29 dicembre 2007

5 SCHEI DE MONA


Sinque schei de mona per salutare e iniziare il nuovo anno all'insegna del buon umore.
Venezia e il Delta del Po hanno da sempre uno stretto legame. Per diversi secoli è rimasto sotto il dominio della Serenissima Repubblica, da una sua grande opera (Taglio di Porto Viro 1604) è nato, molte località portano il nome delle nobili famiglie veneziane, eccetera, eccetera. In parte in comune abbiamo anche il dialetto e l’inglese.
Dal sito Venessia.com per chi vuole imparare l’angloveneto una serie di frasi fatte:

Is not for the thousand lire = No se par la carta da mille.
I'll wait you out. = Te spèto fòra.
Shall we make a shadow? = Se fasèmo 'n' ombra?
Taken with the bombs. = Ciapà co e bombe.
I'm full of shadows. = Sò pien de ombre.
This thing knows little fresh. = Sta roba sà da freschìn.
Me, for me, make yourself. = Mi, par mi, fasì valtri.
But are you condom? = Ma ti xé goldon?
I advance a shadow. = Vanso n'ombra.
He has pulled my the package. = Me gà tirà el paco.
Eye to the horns, the ceiling is low. = Ocio ai corni, el soffitto xé basso.
Covered ash. = Bronsa coverta.
It would lack other! = Ghe mancaria altro
I’m full like the eggs = So’ pien come i vovi.
I explain to you = Te spiego!
Hip mass = Anca massa.
You’re out like a balcony = Ti xè fòra come un balcon.
Look sometimes = Ara dee volte!
Who has the little face eaten? = Chi xe’ che ga magna’ el musetto?
As I made you than I can undone you = Come te go fato te desfo. (Me lo diceva spesso mia madre ndr)
They’ve called beautiful for tomorrow = I gà ciamà beo par doman!
This pair of balls = Sto par de cojoni!
Clears of the moon = Ciari de luna
Goodnight the bucket = Bonanote al secio
Look sometimes we talk about... = Ara ti che dee volte se dise...
Rice with i have got = risoto de gò
Let's go ahead with the Christ, or the procession will block up... = avanti col Cristo se no 'a procesion se ingruma
I call me out = me ciamo fora
What is it born? = Cossa xe nato?
If isn't a soup, it's a wet-bread = Se no xè sòpa, xè pan bagnà
I'm at longshells = so a cape lunghe
Go to shit in a nettle's field = va a cagar in un campo de ventrighe
I'm out of stock = so' esaurìo
Your sea cow = to mare vaca
Alcune località nelle vicinanze
Under water = Sottomarina
Saint Peter in arc: = San Piero in Volta
Ma il top del top è PORTO TOLLE, I TAKE TABLES.
Io sto ancora ridendo, complimenti agli autori de Venessia.com da cui ho tratto il tutto, foto compresa.
... ah dimenticavo, HI OLD, in anglotajante: ciao vecio!

mercoledì 19 dicembre 2007

Buon Natale ... all'Aquila reale ...


Fonti e notizie tratte da BW Italia.

Le uccisioni di aquile si fanno sempre più frequenti. Dopo quelle di Lecco ,Brescia ecco quella trentina…

7 dicembre 2007
Giorno pessimo,... ... , per aver avuto la conferma (tramite foto RX) che l'Aquila reale rinvenuta ieri in località Brazaniga (Comune di Pergine Valsugana) è stata uccisa da una fucilata… (Karol Tabarelli de Fatis Trento - ITALIA)

E' di oggi la notizia di quella piemontese:

Torino, 19 dicembre 2007
Un raro esemplare di aquila reale é stato ucciso
da un bracconiere che l' aveva colpita con una fucilata sui monti della Val
Chisone, nel territorio del comune di Pramollo (Torino). Si tratta di una
delle specie della fauna maggiormente tutelate e il suo abbattimento è un
reato penale. (Notizia ANSA)

... almeno a Natale, se proprio vi piace sparare agli uccelli, come diceva il buon vecchio Vauro Senesi, SPARATE AL VOSTRO, che tanto non vi serve ....

mercoledì 12 dicembre 2007

Un buon motivo per guardarsi bene dagli OGM



Nel sito Greenplanet.net ho letto questo articolo: Rockefeller si fa l’arca di Noè cosa ci nasconde?
a firma di Maurizio Blondeth,
si legge in 5 minuti, poi ci pensi per un mese.
No comment, a Natale saremo tutti più buoni, scambiamoci un segno di pace ... ...

mercoledì 5 dicembre 2007

STRAGE NEL SILENZIO


Decine di fenicotteri rosa sono morti e stanno morendo nelle Valli del Delta del Po, per lo piu’ nella provincia di Rovigo, ma segnalazioni iniziano ad arrivare anche da Venezia e Ferrara.
La causa accertata è l’ingestione di elevate quantità di piombo, numerosi pallini da caccia sono stati evidenziati dalle autopsie.
I fenicotteri sono uccelli protetti, non vengono quindi colpiti direttamente, ma sono comunque vittime del sistema di caccia tipico del Delta del Po.
I fenicotteri vengono attirati dalla massiccia presenza di stormi di anatre, che si nutrono proprio davanti alle postazioni nascoste di caccia (le “botti”), dove i .cacciatori distribuiscono abbondante pastura. Inevitabile la ricaduta al suolo e sul fondo delle lagune di migliaia e migliaia di pallini. I fenicotteri, alimentandosi in questi specchi d’acqua, ingeriscono così anche i pallini di piombo.

I cacciatori del Delta del Po sono 1700 (dato del 2002). La Provincia di Rovigo ammette ufficialmente 70.000 abbattimenti di anatidi nella scorsa stagione venatoria. Moltiplicando il dato per le restanti province di Ferrara e Ravenna si otterrebbe un totale di 210.000 anatidi abbattuti nelle aree umide dell'intero Delta del Po in un anno. E si tratta di sottostime, basate sugli animali uccisi segnati sui tesserini a fine giornata, dati che non sempre (!?) sono affidabili. Considerando che per ogni anatra uccisa si spreca spesso più di una cartuccia, quanti pallini giaceranno sul fondo delle valli, dopo anni e anni di caccia sconsiderata?
E non ci vanno di mezzo solo i fenicotteri. In questa zona ci sono anche allevamenti di pesci per cui il piombo potrebbe andare molto in là nella catena alimentare...Una bonifica radicale del fondo delle valli è indispensabile, urgente, come urgente è denunciare la caccia e le modalità di caccia alle anatre.

La LAC, ha deciso di fare un intervento dimostrativo nella zona più colpita, per verificare il disastro e portare aiuto dove possibile. PARTECIPANO LAV E WWF

Sabato 8 dicembre dalle 8.30 alle 1000 nella laguna di Porto Caleri (Rosolina - Rovigo - Parco del Delta del Po) un gruppo di volontari, inscenerà una bonifica simbolica con bossoli e cartucce giganti, portando gli eventuali uccelli in fin di vita recuperati ai Centri specializzati e ai volontari dell’associazione ASOER che lo stesso giorno effettueranno un censimento DEI FENICOTTERI nelle aree interessare al fenomeno.
Nel primo pomeriggio di sabato, a Rovigo, ci sarà un banchetto “in rosa” (colore dei flamingos, gli splendidi fenicotteri che tutta l’Europa ci invidia) nell’ambito della Festa del cioccolato in Piazza Garibaldi per sensibilizzare l’opinione pubblica con volantinaggio e raccolta firme per la chiusura della caccia nel Delta e chiedere a gran voce un impegno serio e immediato delle autorità’ competenti per bonificare questo Paradiso contaminato.
PARTECIPATE ALLA BONIFICA CON PALE E RETINI, PER DIRE
PROVINCIA NOI FACCIAMO FINTA, MA TU, FA SUL SERIO

domenica 2 dicembre 2007

A Great Tit eat on the trough in my birdgarden

E cioè,una cinciallegra mangia nella mangiatoia del mio birdgarden, ma il titolo in inglese fa più s'ciocco.
A dire il vero si tratta di una collana di arachidi meglio conosciute come noccioline americane, quelle di Superpippo per intenderci,nel Delta del Po comunemente chiamate "bagige", un tempo coltivate in tutti gli orti polesani.

Il birdgarden è un giardino attrezzato e strutturato per attirare gli uccelli, fornire loro cibo e riparo, e la possibilità di nidificare.
Tecniche e modi sono diversi, una tecnica molto facile per attirare le cinciallegre (Parus major) in giardino e quella di appendere a un ramo di un albero una "collana di bagige".
Si fora la buccia delle bagige parte a parte con un chiodo non troppo grosso e poi si passa un filo di ferro fino a formare una bella collana e poi lo si appende ad un ramo di un albero possibilmente vicino a casa, visibile da una finestra, e poi ci si gode lo spettacolo. Il filmato che allego lo ho realizzato da dentro casa usando la tecnica del digiscoping (fotocamera digitale + cannocchiale) il risultato non è male, mi devo affinare e magari migliorare l'attrezzatura... ...

Il 27 novembre sono transitati per il mio birdgarden:
2 Cinciallegre,1 Fringuello,1 Luì piccolo,1 Pettirosso,1 Merlo,1 Scricciolo,1 Saltimpalo,1 Codirosso Spazzacamino, diversi Passeri.



P.S. Attenzione, le cince, non è che arrivano subito, ... a volte non arrivano per niente, ma bisogna insistere e avere pazienza... buon BG.

giovedì 29 novembre 2007

Due salici


In questo periodo le campagne del Delta sono nude, le terre voltate dall’aratro o pronte per le semina del frumento, sono scure. Mi piace la campagna, cambia colore a ogni stagione con colori diversi in base alle colture, un paesaggio si piatto, ma non monotono, mutevole. Certo, qualche alberatura, qualche boschetto e qualche stagno in più non ci starebbero male. Ecco che quando mi capita di vedere alberi come quelli in foto non posso fare a meno di fermarmi a guardarli, se possibile avvicinarmi, andarci sotto. Immagino l’apparato radicale, sotto terra, la dimensione pari alla chioma, le radici sono li che pompano, cerco di immaginare i vasi che portano i liquidi alle foglie, la fabbrica silenziosa, ora ingiallita, che trasforma la linfa vitale e la rimanda in ogni parte della pianta, lo ascolto, è vivo. Bellissimi questi alberi che riempiono e compongono il nostro paesaggio agrario, piccoli angoli, purtroppo, basta allargare lo sguardo per vedere invece quanto sia deturpato il più del paesaggio.


Tralicci e fili, fili e tralicci quasi ovunque. Linee elettriche e linee del telefono, un servizio per il cittadino, che paga salato, sia in termini economici che ambientali . Io non ci sto caro fornitore dei servizio, io il tuo servizio lo pago, e pure salato, e se pur un servizio essenziale questo non autorizza nessuno a deturpare in questa maniera il paesaggio. I tuoi fili che mi portano il tuo servizio, che io pago, li devi mettere sottoterra!!!

domenica 25 novembre 2007

Aggiornamento moria di fenicotteri nel Delta del Po


Buongiorno,
e ora silenzio, parla il "guru" del Delta, e il mondo venatorio pende
dalla sue labbra.
Anche ai cacciatori poveri del Delta, dispiace la moria di fenicotteri ....
... io inviterei il Corpo Forestale e ARPAV a fare
qualche carotaggio intorno alle postazioni libere gestite dall' ATC (ambito territoriale di caccia)
Ro3 della laguna di, Caleri, Barbamarco, Basson e Canarin, e magari anche
Vallona. Qui non si pastura, ma ci scommetto che la concentrazione
di pallini di piombo non è diversa da quella delle valli.


Si potrebbe poi suggerire al CFS e ARPAV di ricercare anche la
presenza di pallini da caccia nichelati per verificare, se, come prevede la legge, questi vengano realmente usati nei Siti di Interesse Comunitario (SIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) in cui ricadono gran parte delle zone umide del Delta del Po, tra cui quelle sopra citate, dove si pratica la libera caccia.


Dal mitico "Gazzettino" 24.11.07

Continua la moria di volatili che hanno ingerito i pallini delle
cartucce caduti sul fondo delle lagune del Delta.

Fenicotteri morti, dito puntato sulle Afv (Aziende Faunistico Venatorie)
Carnacina: «Il piombo disperso abbonda solo intorno alle "botti" delle
valli private»
Non si ferma la moria di fenicotteri. Altri tre sono stati ritrovati
cadaveri e al centro per il recupero degli animali feriti o malati di
Polesella sono morti anche i volatili debilitati per gli evidenti
segni dell'avvelenamento da piombo, raccolti dalla Forestale, dalla
Provincia e dall'Ulss 18 in valle Pozzatini insieme alle carcasse dei
fenicotteri deceduti sul posto.

Deleteria è quindi l'ingestione dei pallini di piombo ma una lettura
più precisa del fenomeno è arrivata da un esponente del mondo
venatorio che, sgombrando il campo dalle generalizzazioni che
affastellano le cronache di questi giorni intorno alle cause della
moria, ha puntato il dito su una casistica ben individuata.

«Responsabilità dirette sono da ricercare proprio nei posti teatro
dell'avvelenamento - ha sottolineato Lorenzo Carnacina, presidente
dell'atc Ro3 oltre che numero due di Federcaccia - Questi fenicotteri
hanno ingerito il piombo nelle uniche zone del Delta in cui i pallini
sono presenti in grandissima quantità: le barene e i laghi della
aziende faunistico venatorie. Lì da decenni si spara agli acquatici
sempre negli stessi punti. Intorno alle "botti" si è formato un
deposito stabile di pallini.

In effetti un colpo di fucile ha una gittata che non supera i 150-180
metri e il piombo cade tutt'intorno a ogni appostamento fisso. I
fenicotteri, anche se sono morti nelle valli libere, erano andati a
grufolare in quei fondali. «Dato che l'ingerimento del piombo è
avvenuto dentro al perimetro delle aziende faunistico venatorie - ha
aggiunto Carnacina - adesso si pone un problema di bonifica che ricade
in capo ai concessionari.Anche perché nel resto del territorio libero
il piombo disperso è talmente poco da non creare danno alcuno.
(... anche perché in queste zone si caccia solo 5 giorni su 7, che piombo vuoi che ci sia qui? ... mia nota.)
Concessionari, vale la pena di aggiungere, che dovrebbero essere
obbligati a utilizzare tecniche e mezzi appropriati per "pulire" il
limo dei fondali delle aree umide che sono stati autorizzati a gestire
per fini venatori e faunistici.

«Da quest'anno - ha chiuso Carnacina - il nuovo Piano faunistico del
Veneto (legge regionale 1 del 2007, ndr) ha stabilito, nelle norme di
attenuazione introdotte per la caccia nelle zone Sic e Zps, l'impiego
di cartucce con pallini di piombo rivestiti di nichel che non si
degrada e non rilascia sostanze nocive nell'intestino dei volatili. In
futuro quindi questo problema dovrebbe essere definitivamente
scongiurato».
Franco Pavan
La foto è stata gentilmente fornita da Emilio Nessi e diffusa nella mailinglist bw-italia@yahoogroups.com

martedì 20 novembre 2007

II° corso di birdwatching a Comacchio


Sei incontri per conoscere e proteggere l’Avifauna del Parco del Delta.

Una buona occasione per incontrarsi, imparare, condividere la sana passione per il birdwatching e la natura.
Ecco il programma:

Prima lezione
: 24 novembre 2007
Sede: Manifattura dei Marinati, Comacchio (Ferrara)
orario: 15.00 – 17.00 .
Tema: Elementi di fotografia naturalistica.
Relatore: Milko Marchetti ,Fotografo, naturalista

Seconda lezione: 1 dicembre 2007
Sede: Centro visite saline di Comacchio (Ferrara)
orario: 15.00 – 17.00
Tema:Gli sternidi e i laridi nidificanti nel Delta del Po.
Relatore: Eddi Boschetti, Ornitologo

2 dicembre 2007: prima uscita con mezzi propri.
Visita alle foci del Po diVolano e al CentroVisite “Torre della
Finanza” (in allestimento) a Volano.


Terza lezione
: 15dicembre 2007
Sede: Manifattura dei Marinati, Comacchio (Ferrara)
orario: 15.00 – 17.00
Tema: Avifauna delle Saline di Comacchio,studi e attività.
Relatore: Michele Scaffidi,Ornitologo

16 dicembre 2007: seconda uscita con mezzi propri:
Visita alle saline di Comacchio.

Quarta lezione: 22 dicembre 2007
Sede: Manifattura dei Marinati, Comacchio (Ferrara)
orario: 15.00 – 17.00
Tema: Selvatici in difficoltà: come, quando, dove.
Relatore: Luciano Tarricone
Dirigente del Centro Recupero Animali Selvatici - Provincia di Ferrara

Il corso è gratuito
Per info ed iscrizioni:
Centro visite Manifattura dei Marinati via Mazzini, 200 44022 Comacchio (Ferrara)
telefono: 0533 81742
e-mail: manifatturadeimarinati@parcodeltapo.it

lunedì 19 novembre 2007

FBNH


FBNH è la sigla dell'anello che il fenicottero in foto e nel filmato a lato da me realizzato, porta nella zampa destra. E' la sua carta d'identità, informazioni su questo tipo di ricerca e attività scientifica si trovano sul sito dell' INFS, l'Istituto Nazionale Fauna Selvatica, nella pagina ci sono altri link che rimandano al progetto. In poche
parole sono anelli colorati con sigle alfanumeriche che vengono messi alle zampe degli uccelli selvatici catturati, da pulcini, nel caso dei Fenicotteri, e che poi possono essere letti a distanza con binocolo o cannocchiale. La pratica dell'innanelamento è completamente innocua e non provoca stress o fastidio all'animale.
I dati delle letture effettuate da birder, appassionati e studiosi, vengono inviate all'INFS nelle veci del dott. Nicola Bacetti, che a sua volte le gira a un database europeo che registra tutte le segnalazioni. Ho segnalato FBNH ed ecco pronta, tempestiva e gentilissima la risposta di Nicola e di uno dei coordinatori francesi Christophe Germain, della stazione di ricerca di Tour du Valat.


Fenicottero inanellato il 29.07.2003 (pulcino non volante) , Etg. du Fangassier - Bouches-du-Rhone - FRANCIA (N43°25'40", E04°37'44")
Anello colorato : FBNH in Nero su fondo Giallo. Anello in metallo : X2017
Sesso sconosciuto

CRONISTORIA DI VITA

29.10.2003 primo avvistamento, Tazougart - W. Khenchela - ALGERIA (N35°23'47", E07°19'55") letto da: Abdallah OULDJAOUI e Mouloud BOULEKHSSAÏM. Km 921

07.11.2006 secondo avvistamento, Laguna di Ponente di Orbetello - Grosseto - ITALIA (N42°27', E11°12')letto da: Fabio CIANCHI. Km 1772

22.08.2007 terzo avvistamento, Boscoforte, Valli di Comacchio - Ferrara - ITALIA (N44°35'30", E12°08'00") letto da: Paolo VACILOTTO. Km 2021

25.10.2007 quarto avvistamento, Valle Pozzatini - Rovigo - ITALIA (N45°03'12", E12°20'21")letto da: Paolo RONCONI. Km 2075

07.11.2007 quinto avvistamento, Valle Pozzatini - Rovigo - ITALIA (N45°02'00", E12°23'00")letto da: Nicola DONÀ. Km 2079
Note: Cattive condizioni di salute.
SIAM System, © 2001- 2007 , Christophe Germain, Centre de Recherche Tour du Valat.

E' come credere alla befana.



Questa notizia è incredibile dall’inizio alla fine, il top è raggiunto con la denuncia a carico di ignoti nel verbale dei vigili. Questi, i vigili provinciali, trovano 580, cinquecentottanta, no una , do, tre , 580 anatre abbattute a fucilate in una valle del delta + otto cacciatori e credono alla tesi del concessionario che afferma “... che a giustificazione dell'eccessivo numero di
capi abbattuti, sia stata portata l'ipotesi che si trattasse di uccelli colpiti dai cacciatori delle lagune libere e poi finiti dentro al perimetro della valle” , nonostante questi …“...i conoscitori delle dinamiche venatorie legate alla meteorologia, come ben sanno anche i vigili provinciali, nelle giornate di bora come ieri, portano gli uccelli a rifugiarsi dentro alle valli circondate da alti argini. Gli appostamenti nelle lagune libere difatti erano pressoché deserti …” ,... zio billy, ... è come credere alla befana.Ma come??? è una barzelletta? non ci posso credere! I vigili trovano 8 cacciatori con 580, ripeto 580 anatre in più, sanno che nelle postazioni libere non c'è nessuno per via della bora, è denunciano degli ignoti???
Aggiungo senza altri commenti questa nota.
Le valli nel comune di porto Tolle sono quattro, in una di queste è avvenuto il fatto, esse sono:
Valle Cà Zuliani (Cà Zuliani -Pila), proprietà Martini, mangimi e alimenti
Valle S.Carlo (Cà Zuliani -Pila)propietà a me sconosciuta
Valle Ripiego (Boccasette), proprietà di un industriale trevigiano
Valle Chiusa (Boccasette), proprietà del gruppo Riello
"... Rimane tuttavia quasi impossibile sapere a chi imputare l'eccesso di capi abbattuti ... "
Saluti e baci.

Dal mitico “Il Gazzettino” di oggi 18 movembre 2007.

Mattanza in valle, 780 anatre abbattute
La Polizia provinciale ha sequestrato ben 580 capi in una azienda faunistico venatoria di Porto Tolle
Operazione in grande stile della polizia provinciale che ieri intorno alle 14.30 in una valle privata del Delta in Comune di Porto Tolle è riuscita a mettere le mani su un ingente quantitativo di anatre abbattute oltre il limite giornaliero consentito.
Ben 580 i capi di anatidi di varie specie sono stati sequestrati dagli uomini del comando provinciale su un totale di 780 uccelli abbattuti. Una giornata di carnieri straordinaria che potrebbe costare cara alla valle, al di là dei 150 euro di sanzione amministrativa elevata a tre degli otto cacciatori perché non avevano segnato i capi sul tesserino. La regola dice che non si possono abbattere più di 25 capi per cacciatore. In tutto quindi non dovevano essere abbattute più 200 anatre. Tra l'altro, a caccia ieri, nella valle teatro dell'episodio, c'era anche lo stesso concessionario e sembra che a giustificazione dell'eccessivo numero di capi abbattuti, sia stata portata l'ipotesi che si trattasse di uccelli colpiti dai cacciatori delle lagune libere e poi finiti dentro al perimetro della valle cadendo. In realtà, i conoscitori delle dinamiche venatorie legate alla meteorologia, come ben sanno anche i vigili provinciali, nelle giornate di bora come ieri, portano gli uccelli a rifugiarsi dentro alle valli circondate da alti argini. Gli appostamenti nelle lagune libere difatti erano pressoché deserti mentre dentro alla valle è stata mattanza. Così i vigili hanno fatto scattare il blitz. Rimane tuttavia quasi impossibile sapere a chi imputare l'eccesso di capi abbattuti e il verbale è a carico di ignoti. Oltretutto gli ospiti presenti in valle erano a posto avendo opportunamente segnato sui tesserini i 25 capi di loro spettanza.
L'episodio comunque non fa altro che confermare le riserve sul liberismo venatorio delle valli private, proprio nel momento in cui si è aperto un duro contenzioso sui vincoli che la Provincia vorrebbe imporre ai concessionari.

domenica 18 novembre 2007

Enogastronomia: somarino con polenta


Somarino con polenta, o meglio mussetto in umido, io preferisco l'astice.

Webmeter il conta visite inserito nel mio blog non è un semplice conta visite, è un’autentica spia.
Mi dice chi ha visitato il blog, quanto c’è stato, le pagine viste, quale motore di ricerca ha usato, fa grafici, statistiche e previsioni, spritz e granatine, non lava e non stira, ma ti dice anche la chiave di ricerca. In queste trovo spesso la ricerca di “somarino con polenta”, e per accontentare chi malauguratamente cade nel mio blog, ecco la ricetta gentilmente offerta dalla signora Lucia, “me mama”.


Prima di far perdere tempo a chi legge, premetto che per cucinare il somarino servono due giorni di ferie.
Nel Delta del Po la ricetta è: “mussetto in umido” (leggesi mussetto non con la esse di “muso” ma la esse di “sega” con doppia esse”, da “musso” cioè asino); la ricetta che segue è per 4 persone, 1 kg d’asino.
Andate nella vostra macelleria equina di fiducia, che sia di fiducia, altrimenti vi fregano, e comprate il somarino, la carne di asino è molto scura, quasi viola . Fatelo tagliare a spezzatino o fatelo voi a casa, a pezzi piccoli.
Lo spezzatino di somarino, va messo poi in una terrina adeguata per contenere il tutto,in luogo fresco o in frigo e lasciata a macerare per una notte nella seguente miscela di base: vino rosso e acqua (+ vino – acqua a sommergere il tutto, le verdure seguenti devono galleggiare) una grossa cipolla, due gambe di sedano, due carota tagliate a grossi pezzi, altri aromi a piacere tra cui, ginepro, alloro, rosmarino, salvia. Il giorno dopo scolare il tutto e tenere solo il somarino. Alcuni tengono le verdure per il soffritto, la signora Lucia consiglia vivamente di buttarle. Preparare un soffritto, non quello già pronto e surgelato, ma tagliato fine e con amore, sottile, sottile composto da, una cipolla, due scalogni, una gamba sedano,una bella carota, un rametto di rosmarino, non molto, e tritato finemente, i robot sono banditi e precludono la buona riuscita del piatto.
In olio di oliva soffriggere le verdure fino a imbiondire, aggiungere un pelo d’acqua per evaporare i fumi della cipolla e scalogno e mettere dentro il somarino. Far andare lentamente il somarino fino a quando tutte le facce dei cubi si sono scottate e hanno rilasciato sugo che si fa evaporare alzando un po’ la fiamma, senza far seccare. Riabbassare la fiamma aggiungere, pelati a cubetti o della buona vostra conserva (un barattolo piccolo 250 gr.) vino rosso (mezzo litro da far evaporare lentamente) e poi acqua (calda) a coprire, il tutto deve andare per tre, quattro ore a fuoco lentissimo con una minima ebollizione fino alla concentrazione del sugo.
Se si scioglie in bocca è cotto, se è filoso e duro datelo al gatto, non deve sapere né da vino né da selvatico, il sugo deve rimanere attaccato alla polenta.
La polenta può essere servita appena fatta o abbrustolita a fette.
Il vino da usare nella preparazione deve essere di una certa qualità, evitate almeno “el vin in tel carton”.

Abbinamento vini per il piatto: tutti i rossi, ma per restare in veneto un bel Bardolino, se in cantina avete un’Amarone della Valpolicella, meglio, se è un ripasso, meglio ancora.
La direzione declina ogni responsabilità sulla riuscita del piatto e se proprio, proprio, questa dovesse essere una ragione di vita, un piatto de mussetto in umido “de me mama” non si nega a nessuno.

Ciao Mamma, sei la migliore.

In foto il sottoscritto. Mia mamma me l'ha sempre detto "Nico, mangia un pò di mussetto che tutti quegli astici ti fanno male ... ...

giovedì 15 novembre 2007

OGM: LA CONSULTAZIONE PROLUNGATA FINO A DOMENICA 9 DICEMBRE


Gli italiani hanno ancora tempo per esprimere il proprio Sì a favore di un modello agroalimentare libero da Ogm, visto che la Consultazione nazionale promossa dalla Coalizione "ItaliaEuropa-Liberi da Ogm" viene prolungata fino al 9 dicembre.
In un primo tempo la scadenza era stata stabilita per domani, 15 novembre. Lo hanno deciso i Presidenti delle 32 organizzazioni che formano la Coalizione durante la riunione che si è svolta ieri, al termine della conferenza stampa in cui è stato annunciato il raggiungimento ed anzi superamento dell'obiettivo che ci si era posti, ovvero raccogliere 3 milioni di Sì."Considerato lo straordinario successo ottenuto - si legge in una nota dei Presidenti - abbiamo deciso all'unanimità di prolungare la Consultazione, in modo che gli italiani possano continuare ad esprimere il proprio Sì ad un modello agroalimentare Ogm free". L'auspicio è che con i nuovi voti raccolti si possa esercitare una pressione ancora maggiore sul Governo non solo italiano ma anche europeo, in modo che in materia di Ogm si tenga conto del sentire espresso dall'opinione pubblica piuttosto che di interessi economici di parte.

Tratto da greenplanet .net.

giovedì 8 novembre 2007

Gioie e dolori nel Delta del Po


Ad un anno esatto di distanza, si registra nelle valli del Delta del Po il lieto
evento di una grossa concentrazione di (sei – sette mila) Fenicotteri rosa. Altrettanto puntualmente si presenta il fenomeno del saturnismo, ovvero
l’avvelenamento da piombo dovuto, nel caso degli uccelli acquatici come i Fenicotteri, dall’ingestione dei pallini contenuti nelle cartucce dei fucili da caccia, che com’è noto sono di piombo.
Perché li mangiano?
La natura ha progettato un sistema unico per permettere a diverse forme animali quali gli uccelli, che in genere vivono in grandi stormi, di nutrirsi in uno spazio ridotto senza entrare in competizione l’uno con l’altro, cacciando in modo diverso, prede diverse che vivono nel medesimo spazio, da cui le varietà di forme dei becchi. In zone con pochi cm d’acqua come le valli del Delta del Po, c’è chi le cerca sotto il fango, chi nel fango, altri nell’acqua e altri ancora nella superficie. I fenicotteri cercano nutrimento frugando nel fango, aspirano acqua e fango, per poi, utilizzando la lingua come uno stantuffo, espellerlo attraverso delle sottili lamelle poste nel becco (tipo balena)che trattengono i nutrienti. Con il cibo vengono trattenuti e ingeriti dai Fenicotteri anche i pallini di piombo presenti nel fango, esplosi dalle doppiette nelle battute di caccia in valle.
Nelle valli i Fenicotteri vanno a mangiare insieme alle anatre che sono specie cacciabili, le anatre vanno a mangiare nelle valli, dove è “gentilmente” fornita loro quella che è sarcasticamente chiamata “Alimentazione di soccorso”, mangime e graniglie, stranamente (ma sembra che la Provincia stia cambiando le regole) l’alimentazione di soccorso” viene servita nei laghi di caccia soprattutto il giorno prima della giornata della battuta di caccia. I laghi di caccia delle valli sono pertanto i luoghi preferiti dai fenicotteri per la loro alimentazione dove però, insieme all’abbondante cibo trovano abbondante piombo.
In foto un Fenicottero agonizzante in Valle Pozzantini, non sono riuscito a recuperarlo purtroppo, sicuramente al CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Rovigo dove opera il bravo Dott. Tarricone e il suo staff, avrebbero potuto fare qualcosa. Ci proverà domani la Polizia Provinciale, speriamo bene. Altri ne ho visti morti, altri ancora, solitari, segno di una possibile debilitazione considerando che questi uccelli vivono sempre in gruppo.
Dal 2006 anche l’Italia si è aggiunta alla lista delle nazioni dove è stato bandito l’uso di pallini di piombo per la caccia nelle zone umide, sostituendoli con pallini in acciaio (troppo costosi) o rivestiti di nikel (che in ogni caso non è meglio del piombo), ma quanto piombo rimane ancore nelle nostre acque ad avvelenare molluschi, pesci, uccelli, … uomini?

Alcuni dati editi dal WWF Sezione regionale Toscana

I numeri e l’entità del problema intossicazione da piombo negli uccelli acquatici


E’ stato calcolato che ogni anno più di 18.000 tonnellate di piombo sotto forma di pallini da caccia
vengono disseminate sul terreno in Europa. Di queste, oltre 4.000 sono le tonnellate di piombo sparate nelle zone umide.Da studi effettuati su terreni interessati dall’attività venatoria, sono state riscontrate densità di pallini da caccia fino a 1,6 milioni per ettaro (USA), 2 milioni per ettaro (Francia) e addirittura 5 milioni per ettaro (ex Unione Sovietica).L’incidenza di ingestione di pallini da parte degli uccelli è notevolmente alta. E’ stato infatti evidenziato come in media in Europa dal 9 al 20% delle anatre (a seconda della specie) risultano portatrici di pallini nell’ingluvie.La mortalità a causa dell’intossicazione da piombo sarebbe pari a percentuali comprese dal 2 al 5 %della popolazione migratrice autunnale. Passando dalle percentuali ai numeri, negli Stati Uniti è stato calcolato come, prima dei provvedimenti volti a ridurre l’uso del piombo, morivano di saturnismo da 1 a 3,5 milioni di anatre all’anno. In Europa calcoli simili portano a ritenere che oltre mezzo milione di anatre ogni anno muoiono per intossicazione da piombo.

martedì 6 novembre 2007

Contributo alla consapevolezza della distruzione del Pianeta. Lode a chi si prodiga per salvarla, o almeno ci prova.


Niente a che vedere con il Delta del Po, anche se, pure lui se lo stanno già mangiando da un pezzo, a fettine però, piano piano. In questo mio diario elettronico spesso appunto notizie che colgo nel calderone del web, notizie che mi colpiscono e mi interessano particolarmente, come queste,giusto per avere una mia consapevolezza di chi, e come, sta contribuendo alla distruzione della terra.
Lode ai volontari di Greenpeace, da quelle parti per pochi dollari ti fanno la pelle.

29 Ottobre 2007, Kuala Cenaku/Jacarta (Indonesia)

I volontari di Greenpeace, lavorando insieme alla popolazione locale, fermano la distruzione illegale delle foreste torbiere messa in atto dalla compagnia che produce olio di palma, la PT Duta Palma.
Da oggi più di trenta volontari lavorano insieme alla gente del posto per costruire le dighe che, bloccando le operazioni di drenaggio, fermeranno il prosciugamento delle torbiere ed il rilascio nell'atmosfera di CO2. Le dighe, inoltre, impediranno alla compagnia produttrice di olio di palma di bruciare illegalmente una delle più importanti foreste del mondo per piantare al suo posto palme da olio.
Secondo le ricerche condotte da Greenpeace presso il campo di resistenza forestale a Riau, vicino le piantagioni di palma da olio, la PT Duta Palma ed altre società collegate stanno apertamente violando le leggi indonesiane per la gestione forestale ed un decreto presidenziale, concepiti proprio a protezione di questo prezioso ecosistema.
Il campo di resistenza forestale organizzato da Greenpeace a Riau ha dimostrato come la distruzione delle foreste contribuisca pesantemente al riscaldamento del pianeta. Per questo motivo Greenpeace chiede che la deforestazione venga formalmente inclusa tra gli obbiettivi del mandato del protocollo di Kyoto, i cui paesi firmatari si riuniranno proprio a Bali tra il 3 ed il 14 Dicembre. Oltre a ciò Greenpeace chiede che il governo indonesiano si impegni immediatamente per l'introduzione di una moratoria sul taglio distruttivo delle torbiere ed assicuri l'implementazione di un efficace piano di gestione forestale contro gli incendi.
Un quinto dei gas serra che vengono emessi nell'atmosfera del nostro pianeta provengono dalla deforestazione. Nella sola Indonesia si stima che tra il 1997 ed il 2006 siano stati emessi nell'atmosfera quantitativi di CO2 pari a 1.400 milioni di tonnellate ogni anno a causa degli incendi delle foreste torbiere. A questa quota bisogna aggiungere 600 milioni di tonnellate emesse a causa della decomposizione delle torbiere che vengono drenate. Per questi motivi l'Indonesia occupa attualmente il terzo posto nella triste classifica dei paesi emettitori dopo la Cina e gli Stati Uniti.
In accordo con il Comitato intergovernativo sul cambio climatico delle Nazioni Unite, recentemente insignito del premio Nobel per la Pace, Greenpeace sostiene che solo dei significativi tagli alle emissioni collegate alla produzione di energia e la fine della deforestazione potranno evitare seri impatti sul cambio climatico.
"Solo proteggendo quel che resta delle foreste del pianeta riusciremo a contrastare il cambiamento climatico proteggendo, in questo modo, milioni di persone la cui vita dipende dalla foresta e preservando una quota inestimabile di biodiversità animale e vegetale" spiega Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste per Greenpeace.

Tratto da Greenplanet. Net


Olio di palma e foreste


Asia/UE: L'olio di palma usato nel settore alimentare e cosmetico distrugge le foreste.

Il crescente commercio di olio di palma, utilizzato in prodotti di uso quotidiano come cioccolato, biscotti, patatine, gelati, alimenti congelati, margarina, shampoo, cosmetici, saponi e detersivi sta alimentando la distruzione delle foreste pluviali nel Sud Est asiatico, e portando alla violazione dei diritti umani e all'inquinamento devastante. In Europa, per esempio, un prodotto alimentare su tre nei supermercati sta contribuendo direttamente alla distruzione delle foreste pluviali mondiali.
L'olio di palma copre il 21% del mercato mondiale di olio edibile, ed è l'olio vegetale più usato dopo quello di soia. Nelle etichette spesso è nascosto dietro la dicitura “olio/grasso vegetale”. Le vaste piantagioni di palma da olio stanno sostituendo ad un ritmo allarmante le foreste in Indonesia e Malaysia, eliminando l'80-100% delle aree incontaminate, cacciando le comunità locali dalle loro terre e distruggendo i loro mezzi di sostentamento. In Indonesia, le foreste scompaiono ad un ritmo di 2 milioni di ettari l'anno - un'area grande quanto il Belgio. Quasi un quarto (23%) della produzione di olio di palma Indonesiano è esportato nell'Unione Europea.
L'UE acquista anche l'87% delle esportazioni Indonesiane di chicchi di palma usati come mangime per animali da allevamento, e il 61% delle esportazioni di olio da chicchi di palma usato nel settore cosmetico. Friends of the Earth sta chiedendo alle compagnie coinvolte nella produzione di olio di palma di prendere provvedimenti immediati per assicurarsi di usare solo olio di palma prodotto in maniera sostenibile. Dovrebbero assicurarsi di non essere coinvolte nella distruzione di foreste convertite per creare piantagioni monocolturali di palma da olio. Le esportazioni del solo olio di palma dall'Indonesia sono cresciute del 244% negli ultimi 7 anni, con la produzione di rifiuti tossici che inquinano i fiumi e avvelenano i lavoratori.
Tra le cause più significative di inquinamento associato alle piantagioni c'è l'uso improprio o eccessivo di pesticidi: almeno 25 prodotti agrochimici sono usati regolarmente sulle piantagioni; tra questi c'è il paraquat, l'erbicida più tossico venduto negli ultimi 60 anni e vietato in 13 paesi. Il paraquat può essere fatale se ingerito, inalato o assorbito tramite la pelle, i lavoratori delle piantagioni vi sono sempre esposti. Il paraquat non è biodegradabile e si accumula nel suolo con applicazioni ripetute.
In Africa centrale la coltivazione di palma da olio è importante per il sostentamento di milioni di piccoli coltivatori; ma altrove sta diventando un grande affare focalizzato sulle monocolture. Le grandi coltivazioni si sono diffuse in tutti i tropici (Congo, Kenya, Nigeria, Liberia, Brasile, Colombia e Messico per nominare qualche paese dove la palma da olio e' coltivata per l'esportazione). È stato riconosciuto che 100 milioni dei 216 mln di abitanti dell'Indonesia dipendono dalle foreste e dai suoi prodotti per il sostentamento. Di questi, 40 mln sono popolazioni indigene che raramente hanno diritti formali sulle terre che gestiscono secondo antiche pratiche. La legge Indonesiana non riconosce i diritti terrieri tradizionali e la terra è concessa alle compagnie per il taglio forestale e l'eventuale conversione in piantagioni di palma. Secondo Friends of the Earth è necessario intervenire a livello legislativo per rendere le imprese responsabili dei loro atti.

Di: Fabio Quattroccchi.
Tratto da ecplanet.com
Altre notizie:La foto è tratta da Panagea.it. dall'articolo“Dinero gringo a cultivos en líos”, scritto da Norbey Quevedo, corrispondente del quotidiano colombiano “El Espectador”

domenica 4 novembre 2007

Il mito di Garibaldi.


Inaugurata oggi 3 novembre ad Adria la “mostra sull’iconografia garibaldina” frutto della collezione privata di Alessandro Ceccotto che segue un percorso di celebrazioni del bicentenario (1807 – 2007) della nascita del cosiddetto Gg: Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi.
Straordinaria, niente da invidiare ai “Balkani” del Museo Archeologico (questo lo dico perché “Balkani” rientra di più nelle parole chiave dei motori di ricerca del web, così ho più possibilità che qualcuno arrivi nel blog, legga e venga a vedere la mostra). La mostra si sviluppa in varie sezioni a partire “da Nizza alla Repubblica Romana del 1849” prosegue negli anni con "1859 la seconda guerra di indipendenza”, “ 1860 la spedizione dei Mille”, “1862 Garibaldi fu ferito…” e “il suo cavallo bianco”. Termina con “ i suoi ultimi vent’anni”, “la sua famiglia” e un’intera sala dedicata “all’immagine sfruttata”, dalle figurine, ai fumetti, cinema, tabacco,carte da gioco liquori, nei cioccolatini e nei cewingum, T shirt, dischi, e molto altro ancora, il tutto raccolto in un catalogo, pezzo per pezzo( 242 se non sbaglio) con tantissime altre notizie su Gg.
Il tutto in via Felice Cavallotti ad Adria presso la Fondazione Franceschetti Di Cola dal 3 novembre al 30 novembre 2007 aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 19.30,entrata libera, da vedere è una chicca. Alessandro sostiene che la mostra, ripeto molto bella, è composta sola da un decimo del materiale “Garibaldino” della sua collezione privata.

Gg è nato il 4 luglio, come me, alla sua morte voleva essere cremato, anch’io lo voglio e nel mio testamento copio e incollo quanto lasciò Gg.

Tratto da wikipedia l’enciclopedia libera:

... ... L'ateo Garibaldi, nel testamento, inserì anche dei passaggi per sventare eventuali tentativi di (presunta) conversione alla religione cattolica negli ultimi attimi della vita:

« Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada »

Per la cronaca e per il rispetto dei defunti, l'eroe dei due mondi finì imbalsamato ...

Baci Nic.

sabato 27 ottobre 2007

“La giusta distanza”.


L’ho visto, bello e non lo dico solo io .
Altre notizie su Mymovies

Il Film

Hassan è un tunisino che vive in Italia e che dopo tanti anni di duro e onesto lavoro ha aperto un'officina dove fa il meccanico. Mara è una giovane maestra supplente che si è trasferita nello sperduto paesino veneto in attesa di partire per il Brasile con un progetto di cooperazione. La storia che nasce tra Hassan e Mara non comincia bene. L'uomo inizialmente la spia, viene scoperto, rifiutato e solamente dopo il chiarimento viene accettato dalla ragazza. A essere attratto da Mara c'è anche Giovanni, un giovane aspirante giornalista che passa molto tempo nell'officina del tunisino. Anche lui spia la ragazza leggendole di nascosto la corrispondenza. Ma un giorno qualsiasi come tanti altri, viene commesso un omicidio, Mara viene ritrovata cadavere nelle acque del Po. Hassan è subito sospettato e accusato dell'omicidio. Rinchiuso in carcere il ragazzo si uccide. Segue l’inchiesta di Giovanni che inizialmente volta le spalle ad Hassan, per poi scoprire il vero assassino.Solo trasgredendo alla regola della "giusta distanza" raccomandatagli dal direttore del giornale, che lo vorrebbe né indifferente né troppo coinvolto, Giovanni riuscirà a riportare la giustizia nel paese (l'Italia) dei giudizi scontati.
"La giusta distanza è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sé e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perché l'emozione, a volte, ti può abbagliare". Parole di Carlo Mazzacurati che per la terza volta torna a posare il suo sguardo su "quel lembo di terra che nelle cartine geografiche sembra sprofondare nel Mar Adriatico assieme alle ramificazioni arteriose del Po nel suo stadio di Delta". Ne La giusta distanza il tema principale è il male, "che avvolge tutti, compresa la voce narrante. E, come sempre, gli innocenti pagheranno per primi".


Porto di Pila (RO). La troupe al lavoro, l’uomo volante è il direttore della fotografia, Luca Bigazzi (tra i migliori in Italia). Di spalle, con la giacca marrone e cuffie in testa, il regista Carlo Mazzacurati segue la scena al monitor.


Polesine Camerini (RO). Natalino Balasso e Giovanni Capovilla durante una scena con cameracar.
Le foto sono di mia proprietà, non è consentito nessun uso.

giovedì 25 ottobre 2007

Enogastronomia: vongole veraci e cozze del Delta.


Come mangiare bene e sano.

E’ del 16 ottobre c.a. la notizia del sequestro di quasi quattro tonnellate di vongole, pescate nelle acque di Marghera, e tre imbarcazioni da pesca sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza nel fine settimana, nei canali prospicienti il Petrolchimico. Nove le persone denunciate, tutte di Chioggia, per violazione alla normativa a tutela delle risorse idrobiologiche lagunari, per danneggiamento del fondale e uno di loro anche per resistenza a pubblico ufficiale Dopo un breve appostamento, un' unita' veloce del reparto operativo aeronavale di Venezia e' piombata nelle prime ore del mattino di domenica nel mezzo di un'operazione di scarico di un ingente quantitativo di vongole, gia' insacchettate e pronte per essere caricate su un furgone per poi essere avviate allo smercio clandestino. Fonte tutelafauna.it
Attenzione dunque ci sono vongole e vongole, mangiare le suddette vongole pescate in quei luoghi e messe in commercio senza un minimo di depurazione, è come mangiarsi un bidone di scorie nucleari, il prodotto è diverso ma ugualmente devastante per il fisico, il nostro.
Come fare per “magnarse do vongole e do peoci" senza il rischio di avvelenarsi?
E’ semplice basta andare presso la sede del Consorzio Cooperative Pescatori in Via della Sacca 11 a Scardovari (Rovigo), in pieno Parco del Delta del Delta del Po, tra il Po di Tolle e Po della Donzella (o Gnocca), la sede si trova proprio sulla strada panoramica che costeggia tutta la Sacca degli Scardovari, … se vi serve una guida naturalistica … eccola qua …
Da alcuni mesi il Consorzio effettua la vendita diretta di cozze e vongole nello spaccio aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00, il sabato solo il mattino dalle 9.00 alle 12.00.
Bene, comprate le sane, ottime, nonché tipiche vongole e cozze legalmente pescate nel Delta, con particolari metodologie rispettose dell'ambiente,in acque controllate. Opportunamente depurate per 18 - 24 ore in acqua continua sterilizzata,analizzate da biologo e addetti sanitari prima di essere messe in commercio. Dopo l'acquisto e dopo il bel giro tra valli,lagune e rami del Po alla scoperta del Delta, si torna a casa.


Cozze e vongole alla Polesana.
Un spigolo di aglio, olio di oliva, imbiondire l’aglio, tuffare cozze e vongole, coprire, quando si aprono sono pronte, prezzemolo fresco, buttate via i limoni, annusate il mare.

Variante 1 (alla Scardovarante): con un leggero soffritto di cipolla (Tagliato finissimo) abbondante grana grattugiato, pepe a volontà senza esagerare o a piacimento ma obbligatorio.
Variante 2(alla Polesana 2): come alla Polesana , in rosso, con aggiunta di pomodoro fresco (a dadini,meglio d'estate) o pelati.

Per il sugo della pasta:
Dopo averle aperte con olio e aglio si sgusciano e si mettono da parte, non buttare il brodo che cozze e vongole hanno rilasciato, ma filtrarlo accuratamente con la carta da filtro o garza, servirà come brodo di cottura per il sugo o per il risotto. Soffrittino fine, fine di mezza cipolla, aggiungere cozze e vongole e iniziare a versare il brodo filtrato. Aggiungere un cucchiaio, due, di conserva, un pizzico di buon dado vegetale, far restringere il tutto. Salare solo alla fine dopo assaggio,saltare la pasta (spaghi, meglio fini, un 3). Tenere delle cozze e delle vongole non sgusciate per la scenografia.
Per il risotto: nel soffritto di cipolla fatto appassire con vino bianco aggiungere cozze e vongole sgusciate con pochissimo brodo filtrato, si aggiunge il riso e lo si tosta. Si continua la cottura con il brodo di cottura di cozze e vongole filtrato (2/3 mestoli) e con brodo vegetale leggero (meglio se di pesce). Finire la cottura con aggiunta di grana grattugiato, pepe e una spruzzatina di prezzemolo.

mercoledì 24 ottobre 2007

Mai sentito parlare di OGM?


Quando tra il 1977 e 1982, frequentavo l’allegra scuola di Trecenta e cioè l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura, passavo il mio anno scolastico nel convitto annesso, che bei tempi. In serate non proprio sobrie, con altri allegri compagni convittori, si cercava di parlare più o meno seriamente di agricoltura del suo e nostro futuro e di solito si finiva a tarallucci e vino profilando incroci genetici di questo tipo:
- acqua minerale gassata alle vigne per avere vino frizzante, incrociare il grano con l’uva passa e ottenere come frutti, delle croccanti pagnocchine con l’uvetta oppure, ancora il grano incrociato con l’olivo per il pane all’olio o con olive, fagioli e mais per pannocchie di polenta infasolà, dando da mangiare caffé alle mucche si penava di mungere degli ottimi cappuccini e dal latte di pecora alimentata con peperoncino del pecorino piccante, e avanti ancora fino a quando le mandibole non cadevano dal ridere. Al tempo, non avremmo mai pensato che quei nostri ridicoli incroci, che tanto ci facevano ridere, sarebbero diventati nel terzo millennio realtà, una triste realtà chiamata OGM.

In foto l’Orchidea calabrone (ophrys sphecodes) questa orchidea che non ha nè profumi nè nettare, nella sua evoluzione naturale (durata migliaia di anni), ha adottato un travestimento da insetto, emanando anche l’intenso odore prodotto dalla femmina così, l’insetto maschio, tratto in inganno, nel tentativo di accoppiarsi con l'insetto - fiore, porterà il polline da un fiore all’altro.

Di seguito un articoletto tratto da Greenplanet.net.

IL PIOPPO OGM CHE ELIMINA L'INQUINAMENTO

Super-alberi che risucchiano dal suolo inquinanti chimici come il benzene ed il tricloroetilene, ecco l'ultima invenzione dei ricercatori dell'Università di Washington, pubblicata nell'ultimo numero della rivista Proceedings, edita dall'Accademia Nazionale delle Scienze.
Il super-pioppo transgenico è il risultato dell'innesto nella pianta di uno specifico gene di coniglio da parte della professoressa Sharon Doty e del suo collega Stuart Strand.
In realtà, i pioppi non hanno bisogno dei geni dei conigli per ripulire l'ambiente circostante da certe sostanze chimiche: già lo fanno naturalmente, nella misura in cui gli inquinanti permangono nel loro raggio d'azione. Il pioppo transgenico, secondo i suoi creatori, velocizzerebbe e rafforzerebbe notevolmente questa capacità naturale. Le controindicazioni sono le stesse che è bene ricordare sempre quando si parla di organismi geneticamente modificati, ovvero l'impossibilità di impedire in campo aperto ai geni modificati di diffondersi ed alterare altre piante, con rischi per la biodiversità ed effetti imprevedibili e potenzialmente pericolosi sugli ecosistemi e sulla catena alimentare.
Tanto piu' forte è un organismo transgenico, tanto piu' potenzialmente devastanti gli effetti della sua diffusione nell'ecosistema. Cosi' non tutti i colleghi di Sharon Doty e di Stuart Strand hanno espresso grande entusiasmo, ed alcuni si sono detti convinti che il pioppo transgenico possa portare piu' problemi che soluzioni. La reale portata delle ricerca è stata fortemente ridimensionata da alcuni geologi statunitensi. In particolare, Marcia Knadle, responsabile dell'Unità di gestione del rischio dell'EPA di Seattle, ha rilevato come in realtà gli inquinanti chimici restino poco tempo alla portata delle radici degli alberi, perché, quando non evaporano, sono assorbiti nelle profondità del suolo.



E poi ancora un allarmante sunto della relazione del Dott. Pietro Perrino sempre tratto da Geenplanet.net


LE "MISIONI UMANITARIE" DEGLI OGM

Se esperimenti e coltivazioni di piante geneticamente modificate per produrre farmaci e vaccini non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, la contaminazione è in agguato, anche per vie subdole. Ecco come.
All'inizio le colture geneticamente modificate furono presentate come la soluzione per i problemi alimentari del Sud del mondo. Non risulta che essi siano stati risolti. Così sempre più le aziende si orientano verso Ogm destinati ad altre missioni umanitarie, se così possono essere definite. E' il caso dei pioppi - la notizia è uscita in settimana - che, grazie ad un gene di coniglio inserito nel loro Dna, sono in grado di ripulire il terreno dall'inquinamento. Oppure la sterminata gamma degli Ogm farmaceutici: le uova di galline transgeniche che curano i tumori, il latte che contiene anticoagulanti. E, in campo vegetale, il cartamo che produce insulina, il riso antidiarrea . Eccetera. Dalle "piante farmaceutiche" è possibile estrarre a basso costo e in abbondanza molecole e vaccini che in laboratorio vengono prodotti in piccole quantità e con costi molto elevati. Questo tipo di colture geneticamente modificate non ha ancora bussato alla porta dell'Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada sono in corso coltivazioni e sperimentazioni in campo aperto. Quante, per la verità, non lo sa nessuno: l'unica certezza è che si tratta di grandi numeri.
Sui rischi della coltivazione di Ogm farmaceutici in campo aperto interviene Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che lavora al l'Istituto di genetica vegetale, con un suo intervento che pubblichiamo integralmente. Il problema è il solito: se esperimenti e coltivazioni non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, è in agguato la contaminazione che può avere conseguenze disastrose per la salute umana, dato che è in gioco l'esposizione a vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali, anticorpi umani, contraccettivi, sostanze immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.
Ma attenzione. C'è una considerazione che, secondo Perrino, vale per tutti gli Ogm, farmaceutici e non: la contaminazione non è solo quella"verticale", dalla pianta madre alle piante figlie, che passa attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato. C'è tutto il capitolo, "che si tende a trascurare", della cosiddetta "contaminazione orizzontale, "pericolosa e subdola". Succede così. I residui delle colture geneticamente modificate rimangono inevitabilmente sul terreno: foglie, steli, radici che non hanno interesse commerciale e-o che sfuggono anche alla più accurata delle pulizie. Questi residui contengono Dna transgenico, "che al contrario del Dna ‘normale' è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell'orzo o nella segale. Ormai i dati scientifici sono sufficienti: è vero che la ‘contaminazione orizzontale' può avvenire in natura, a partire da Dna non transgenico, ma è altrettanto vero che accade molto, molto più facilmente a partire da Dna transgenico. Se la frequenza della ricombinazione ‘naturale' è pari a uno, la frequenza della ricombinazione con Dna transgenico e pari a mille".
La "contaminazione orizzontale" non è in agguato solo a partire dai resti di colture transgeniche che restano nei campi. Può avvenire, aggiunge Perrino, anche con i residui, poniamo, di un carico di Ogm destinati all'alimentazione animale. E qui si apre un altro capitolo, ben più grave: la "contaminazione orizzontale", dice Perrino, avviene anche negli animali nutriti con Ogm. "Dalla flora intestinale la contaminazione passa all'individuo. Quindi nel latte, nelle uova, nella carne. Me lo ritrovo anche nel formaggio, il Dna transgenico. E questi sono tutti insulti al mio genoma. E' come giocare alla lotteria: più spesso capita, più alte sono le possibilità che questo abbia una conseguenza". Solo che qui non si vincono i milioni del Superenalotto. Nella lotteria transgenica, conclude Perrino, "è in palio il cancro".
Se non ti piacciono gli OGM visita liberidaogm puoi dare il tuo voto fino al 15 novembre.

sabato 20 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FUME, ultima tappa.


Terza giornata nel Delta del Po, 24esima e ultima tappa del viaggio degli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma).
Oggi 19 ottobre 2007 , partiti in bici da Barricata (Scardovari - RO - Delta del Po) con i tutor Davide e Riccardo ho guidato il gruppo lungo la Sacca degli Scardovari, toccando i punti più interessanti della stessa, ponte Colpi, Marina 70 (punto della disastrosa alluvione del ’66), l’Oasi di Ca’ Mello. Prima del pranzo visita guidata allo stabulario del Consorzio Pescatori di Scardovari curata del biologo Emanuele Rossetti. A seguito poi, un ottimo pranzo con risotto di cozze e vongole, fritturina, buonissima, di gamberetti (sgusciati) seppioline e acquadelle (minuscole), buona, buona ,buona, e ovviamente annaffiata con prosecco. Dopo pranzo con il gran presidente tutto il gruppone, 146 bici, ha fatto ritorno alla base e cioè a Villaggio Baraccata. Giunti alla base e stappata l’obbligatoria bottiglia, dopo baci e abbracci, doccia e riposino la giornata e proseguita con il trasferimento ad Adria per la visita al Museo Archeologico e la mostra dei Balkani, poi a cena offerta dal rinomato Istituto Alberghiero della città, per terminare poi al Teatro Comunale per ascoltare il Coro dell’Arena di Verona. Domani sabato 20 ottobre la carovana (3 pulman, 1 TIR, 1 ambulanza, 1 pick up, 2 furgoni, 6 auto) farà rientro a casa, tre bei giorni graziati anche dal bel tempo, bene, bella esperienza, arrivederci alla prossima nel Delta del Po.

giovedì 18 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FIUME



Seconda giornata nel Delta del Po, 23esima tappa del viaggio degli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma).
Partiti in bici da Porto Levante, lungo la Via delle Valli fino a Cà Venier e poi ancora lungo l’argine sinistro del Po di Venezia, abbiamo raggiunto Ca’ Cornera e presso la “Stazione di sosta del Delta del Po” abbiamo degustato un ottimo pranzo a base di piatti tipici della nostra campagna; la pinza onta, la polenta infasolà, somarino in umido, risi alla cannarola, miassa, e tante altre squisitezze palesane e deltizie.
Ospite d’onore oggi Carlo Petrini fondatore dell’associazione Slow Food, nonché fondatore dell’università nata da una sua idea come naturale evoluzione della filosofia di Slow Food. Questa università è la prima al mondo che propone un approccio multidisciplinare completo al tema della gastronomia.
Questa particolare forma didattica non si avvale solo dei tradizionali metodi di insegnamento. Le materie umanistiche e scientifiche sono affiancate da altre forme di apprendimento: conferenze di personaggi illustri, dibattiti, degustazioni guidate, stage.
Gli stage in particolare ricoprono un ruolo importante nella formazione degli studenti, rappresentando quasi un terzo dell’intero anno accademico. In queste occasioni le nozioni acquisite in ateneo si completano con la conoscenza diretta di prodotti, persone, filiere di produzione e stili di consumo diversi, e sono arricchite dalla dimensione del viaggio.
Gli stage si dividono in tematici, cioè finalizzati ad approfondire lo studio di un prodotto, e territoriali, volti alla conoscenza di regioni di interesse gastronomico.
Petrini e il presidente di Slow Food Veneto hanno pedalato con noi per tutti i 26 chilometri.
Ottimo pedalatore il sig. Carlo, e persona veramente squisita, di quelle che ti riempiono di domande, su come, su cosa e perché, quelle che ti danno particolare soddisfazione, e mentre tu gli parli lui pensa a voce alta e propone … si potrebbe fare questo, si potrebbe fare quello, … si interessante questa cosa, preoccupante quest’altra, e poi ancora: “fermiamoci spiega a ragazzi questa cosa….”.
Fisicamente con la pedalata ho perso in peso 50 grammi, prontamente recuperati con l’ottimo pranzo, moralmente ho guadagnato un chilo, e per i complimenti, e per l’energia che Petrini emana, quell’energia che se sai accumulare alimenta quella cocciuta voglia di andare avanti nella scommessa, mia e di tanti altri, sul Delta del Po
In foto Carlo, Gino ed Io.

mercoledì 17 ottobre 2007

alla RICERCA del GRANDE FIUME


"alla ricerca del Grande Fiume" è un viaggio di formazione intrapreso dagli studenti dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche con sedi a Pollenzo frazione di Bra (Cuneo) e Colorno (Parma) in occasione del cinquantenario della trasmissione televisiva Rai Viaggio nella valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini di Mario Soldati.
Gli studenti affrontano un percorso lungo il Po che li porta dal 26 Settembre al 20 Ottobre dal Monviso all’Adriatico, per sperimentare un nuovo modello di didattica in cui allievi e docenti si potranno confrontare direttamente con una civiltà, quella sviluppatasi sulle sponde del fiume Po, ricca di tradizioni, storie, tecniche e vita.
Bicicletta e nave: questi sono i mezzi di trasporto scelti per spostarsi lungo le 24 tappe di cui si compone "alla ricerca del Grande Fiume". Bicicletta e nave per scoprire realtà che con gli abituali mezzi di trasporto non si vedono, o non si vogliono vedere.


Le tappe del viaggio sono state pensate in modo da percorrere l’intero corso del fiume toccando tutte le città capoluogo di provincia e molti comuni importanti da un punto di vista storico, culturale o gastronomico nello sviluppo della civiltà del fiume. I comuni sede di tappa hanno un ruolo importante nella logistica del viaggio, contribuendo in diversi modi, dal pasto al soggiorno, alla messa a disposizione di spazi per conferenze, incontri e manifestazioni.
Il percorso si svolge su strade a non grande percorrenza, il più vicino possibile al fiume, in modo da ridurre la distanza tra gli studenti e l'oggetto della loro ricerca, e avvicinare la prospettiva a quella delle popolazioni che basavano la loro cultura alimentare sul sistema fluviale.


Oggi 17 ottobre 2007 il gruppo è giunto alla ventiduesima tappa ormai alle foci del grande fiume, parte dello staff di AQUA, Io, Isabella, Sandro e la mitica Sarina abbiamo avuto, e avremo nei prossimi due giorni l’onore e il piacere di condurli al temine del loro viaggio alla scoperta del Delta del Po.
Per saperne di più alla RICERCA del GRANDE FIUME sito da cui ho tratto il logo, la cartina dell’itinerario e parte dei testi.

domenica 14 ottobre 2007

Blog Action Day




Oggi 15 ottobre è il giorno in cui 14.081 blogger (me compreso) si uniranno per focalizzare l'attenzione di ognuno su una sola, importante problematica, l’ambiente. Lo scopo è far parlare tutti di come costruire un futuro migliore.
Io ho scelto di riportare un capitolo del nuovo libro di Natalino Balasso “Livello di guardia”, questo per diversi motivi: primo perché Balasso è deltino come me, e come me ama ed è legato alla sua terra, poi perché è troppo simpatico, ancora perché abbiamo degli amici in comune e poi perché questa sua analisi è reale e tocca un tema ambientale degno di Blog Action Day. Avrei ancora diversi altri motivi per giustificare questa scelta, ma per non divagare mi fermo qui.


Natalino Balasso, “Livello di guardia” pag 15 cap.IV.

In alcuni paesi molto poveri del Messico, il cemento è uno status symbol. I politici locali, per farsi eleggere, promettono cemento e appena qualcuno riesce a mettere da parte qualche soldo, schiaffa in faccia al prossimo la propria ricchezza costruendosi tristissimi cubi con grossi mattoni di cemento e qualche apertura che funge da finestra. Quando i villaggi dei selvatici maya cominciano a farsi paesini, si possono scorgere lungo la via alcune di queste casupole cubiche, immediatamente davanti alle capanne. In genere non vengono abitate, sono spogli scheletri grezzi di case mai costruite, sono dei forni nelle stagioni calde e i maya, che non sono scemi, continuano ad abitare le fresche capanne. Quelle “case” stanno solo a significare che chi le ha costruite ha delle possibilità economiche ed è per così dire “moderno”.
Nei paesi delle province italiane si ha a volte questa sensazione. Certo la scala è diversa, ma il fatto di costruire certi cavalcavia, certi capannoni, certe rotonde, certe strade a quattro corsie, o palazzi di vetro in contesti poco plausibili sembra denotare il desiderio di essere città. Come se essere una città fosse di per se una cosa positiva. Sembra quasi che questi paesi, e tanti se ne vedono nel Nordest (italiano n.d.r.), abbiano vergogna di essere paesi. Ovviamente i risultati rasentano la comicità. E’ un pò come quei genitori che parlano solo il dialetto e che vogliono per i propri figli un futuro più emancipato, così cominciano a parlare quel ridicolo slang prodotto da chi traduce il dialetto in italiano. Il risultato sarà che i figli paleranno in modo ridicolo. Così come sono ridicoli certi paesi, un tempo dignitosi, che ora affogano fra tangenziali, complanari, congiungenti, bretelle e cavalcavia.
Il piccolo paese appoggiato sull’argine del Po, cerca la sua emancipazione nel design dei lampioni. Sono, questi lampioni, qualcosa di indefinibile. Nella silouette, ricordano degli appendiabiti, con appesi dei riquadri chiari che riflettono la luce di grosse lampade le quali sperperano energia senza rimpianti. Non si capisce bene in cosa consista questa elaborata tecnologia, forse le lampade puntate verso l’alto, anziché spargere la propria luce sulla strada, come sarebbe nella loro natura, guardano queste lamine chiare diffondendo in maniera più uniforme la luminosità. Ma non sembra che ciò avvenga. La luce riflessa con questo sistema tecnologicamente avanzato ha ovviamente la stessa identica consistenza di quella prodotta dai lampioni più tradizionali e meno costosi con in più l’ingombrante presenza di questi strani oggetti che sembrano progettati durante droga party.

Birdwatching nel Delta del Po.






E’, una lunga e affascinante passeggiata, quella che si può fare in questo periodo nello “Scannone di Goro”, per i romantici “Isola dell’amore”, per gli appassionati di birdwatching “Isola dei Limosi”.
Lo “Scannone di Goro” è una lingua di sabbia più o meno consolidata, che dalle foci del Po di Goro si estende per circa cinque / sei chilometri verso sud dando origine alla Sacca di Goro. Una lunga e stretta spiaggia isolata tra mare e laguna da dove, specialmente in questo periodo, è possibile osservare una notevole quantità, sia per numero che per specie, di uccelli, in particolar modo limicoli, in alimentazione o in sosta, ora dalla parte del mare, ora dalla parte della Sacca, in base alle marea.
I limicoli sono gli abitanti del fango (limo), uccelli gregari che si riuniscono in grossi gruppi, anche di migliaia. Nella loro evoluzione questi animali hanno sviluppato zampe e becchi più o meno lunghi per poter vivere, alimentarsi e spostarsi negli ambienti fangosi che affiorano con la bassa marea. Sono diverse e varie le specie di limocoli, la natura li ha voluti così diversi l’uno dall’altro affinché ognuno trovi da mangiare in queste zone, il più delle volte limitate e temporanee, senza mai entrare in competizione l’uno con l’altro.
Come dicevo, nello “Scanone di Goro” in questo periodo si concentrano migliaia di limicoli, si possono osservare specie rare per queste zone come la Pittima minore, il Chiurlo piccolo, il Piovanello tridattilo o il Gambecchio, concentrazioni di specie svernanti come il Chiurlo maggiore, il Piovanello pancianera (che spettacolo le evoluzioni aeree di migliaia di individui) e la Beccaccia di mare, quest’ultima oltre ad aver eletto il Delta del Po come principale sito di nidificazione dell’area Mediterranea, da alcuni anni lo utilizza anche per svernare.
Magico Delta, sempre più.
Allego una mia foto dallo Scanno di Goro, questi sono “I miei momenti nel Delta del Po”.

In foto, dall'alto verso il basso: Beccacce di mare, Pivieresse, Piovanelli pancianera.

martedì 9 ottobre 2007

Alla scoperta del Parco


Nei giorni della "Fiera delle Parole" AQUA "I viaggi nel Delta" con l'organizzazione tecnica di Adriatic Coast ed il contributo del Servizio Turismo della Provincia di Rovigo propone le seguenti visite ed escursioni:


Venerdì 12 ottobre: Adria e la mostra dei BALKANI
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Adria. Visita alla città ed alla Mostra BALKANI "antiche civiltà fra il Danubio e l'Adriatico" con oltre 250 capolavori d'arte provenienti dal Museo Nazionale di Belgrado, esposti per la prima ed unica volta in Italia, nel Museo Nazionale Archeologico della città.
Ore 12.30 circa rientro a Rovigo. Costo: adulti € 8,00 - ridotti € 6,00

Sabato 13 ottobre: Dove il fiume incontra il mare
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Pila.
In battello si naviga fino alle bocche del Po di Pila e tra le varie Buse della foce, tra canneti e lagune si raggiunge Scanno Boa, un simbolo del Delta del Po, un'isola dove ancora si possono osservare i tipici "casoni" di canna (in foto).
Ore 12.00 partenza per il rientro a Rovigo. Costo: adulti € 12,00 - ridotti € 6,00

Domenica 14 ottobre: Il Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri
Ore 9.00 incontro dei partecipanti all'ingresso della fiera e partenza per Rosolina Mare per raggiungere il Giardino Botanico, una delle Oasi più belle del Parco Regionale Veneto del Delta del Po.
Camminando tra la macchia mediterranea, lungo i sentieri che profumano di elicriso, si potrà osservare il susseguirsi della vegetazione dal mare alle dune consolidate e, soprattutto ammirare i colori autunnali dei settembrini, del limonio e della salicornia.
Oe 12.40 circa rientro a Rovigo. Costo: adulti € 8,00 - ridotti € 6,00
Info e prenotazioni 0426 662304 fax 0426 661180

lunedì 8 ottobre 2007

A Rovigo la prima Fiera delle Parole: 11/14 ottobre 2007


Informare, raccontare, creare emozioni. La parola nelle sue forme, con le suggestioni che è in grado di evocare, è il filo conduttore de " La Fiera delle parole " festival che si svolge a Rovigo per quattro giorni da giovedì 11 a domenica 14 ottobre 2007.
La Parola come strumento per affrontare i temi dell'attualità, per parlare di Pace, Giustizia, Etica, Impresa, Letteratura, Cinema, Legalità, Politica, Informazione, Solidarietà....
Parole e musica, parole e immagini...poesia e letteratura, cinema e fotografia.
Parole che pesano o accarezzano, parole...
Un programma articolato e ricchissimo di iniziative tra aperitivi e approfondimenti con scrittori, giornalisti, docenti universitari, imprenditori, magistrati, artisti: con mostre di pittura, scultura, fumetti, proiezioni di corti e documentari.
A fare da palcoscenico l'area del quartiere fieristico Cen.Ser, all'interno dello spazio completamente recuperato dell'ex Zuccherificio, suggestivo esempio di architettura industriale di fine Ottocento.
Un'attenzione particolare è rivolta al mondo della scuola e all'editoria, con le "lezioni" che sono chiamati a tenere gli ospiti della rassegna agli allievi degli istituti di tutti i livelli e grazie a uno spazio dedicato al mercato dell'editoria: un'iniziativa che coinvolgerà oltre cento case editrici. La Fiera della Parole può contare sulla collaborazione di un grande disegnatore come Sergio Staino, che ha ideato il manifesto della rassegna e che sarà presente, con altri lavori, nei giorni della fiera.
Museimpresa, associazione nazionale promossa da Assolombarda e Confindustria, - curerà la sezione "La parola all'Oggetto", che si propone di avvicinare il pubblico all'esperienza e alla storia di alcune delle imprese che hanno contribuito allo sviluppo e alla diffusione del made in Italy.
I curatori di alcuni musei e archivi d'impresa lasceranno infatti "parlare" un oggetto o un documento da loro scelto come testimone carico di significati per la storia dell'impresa.

Tratto dal sito di ”Caterpillar”

sabato 6 ottobre 2007

Enogastronomia: Branzino in crosta di pasta sfoglia.


Premetto che questa ricetta mi è stata insegnata dal mio carissimo amico Maurizio G. in arte "Bustarelli", da sempre (almeno 20 anni) ai fornelli.

Andate al mare e pescate un branzino che pesi almeno mezzo chilo o più, e se non ci riuscite andate in pescheria. Chiedete al pescivendolo di sfilettarlo, se non ce la fa o non vuole, cambiate pescheria, e se anche in questa l'esito è negativo, fatelo da soli, chiedete in ogni caso al pescivendolo di pulirvelo dalle interiora.
Sfilettarlo è facile: tagliate testa e coda al pesce, incidete con un coltello ben affilato la pelle sulla schiena da entrambi i lati, al di qua e al di la della pinna dorsale, e poi sotto la pancia operate un unico taglio verso il capo e verso la coda proseguendo quello già fatto dal pescivendolo per lo svisceramento.
A questo punto partendo dalla coda, infilate tra polpa e spina la lama del coltello a piena lama, e pian piano seguite la spina fino alla fine, staccherete così la prima parte di filetto, stessa cosa per il resto che vi rimane. Ora avete i due filetti, che però hanno ancora la pelle del povero branzino attaccata, per cui, con il coltello fate un piccolo taglio dalla parte della coda tra pelle e polpa che vi permetta di prendere con due dita la pelle, e con l'altra mano con il coltello (sempre a piena lama) seguite a filo la pelle che non si taglierà, e vi permetterà di staccarla completamente. Recuperate poi anche il grasso e la parte marrone che vi rimane attaccata. Pelle, spina e testa vanno tenute da parte e poi vi spiegherò il perché, e recuperate poi l'eventuale polpa rimasta in eccesso (soprattutto dentro la testa)da aggiungere al filetto insieme a grasso e parte marrone.
A questo punto avrete i vostri due filetti: tastateli per sentire se sono rimaste delle grosse spine... (dettagli).
Prendete poi della pasta sfoglia surgelata, quella in rotolo, di solito ce ne sono due per confezione. Dopo averla fatta scongelare, stendetela e infarinatela con farina 00 sotto e sopra, appena appena, giusto per far diventare la pasta manovrabile è cioè meno appiccicaticcia di quello che è. A questo punto mettete uno dei due filetti al centro o ai lati della sfoglia, metteteci sopra una o due fette (in base alla grandezza del filetto) di prosciutto crudo, meglio salato, ripeto, una o due fette non di più, e alcune foglie sparpagliate (un rametto 10 - 15 foglie) di rosmarino. Chiudete il tutto e arrotolatelo. Schiacciate anche i due capi del rotolo, in poche parole fate un bel fagotto. Sbattete a parte un rosso d'uovo che andrà pennellato su tutto il fagotto, appoggiare il tutto su una teglia con carta da forno. Infilare in forno preventivamente riscaldato a 200 gradi, cottura dai 35 ai 45 minuti in base alla fedeltà del forno, se la crosta diventa completamente nera, datelo al gatto, se è un bel rosso mattone dorato è pronto da mangiare. Stessa operazione con l'altro filetto, l'ideale è cucinarlo al pomeriggio e mangiarlo alla sera, bisogna in ogni caso aspettare un po' da quando si estrae dal forno prima di tagliarlo, buono anche freddo o leggermente riscaldato, si serve a fette di 2 cm, o, ... fate voi.
Con testa, spina e pelle si fa un buon brodo, base essenziale per cucinare un ottimo risotto. Al supermercato, acquistate una di quelle basi di pesce surgelate (cozze, vongole, code di gamberoni, calamari, seppie, polipo ecc...,) garantisco, è pesce più fresco e meglio conservato di quello del pescivendolo. Dopo aver soffritto, in buon olio di oliva (se non c'è, amen), una mezza cipolla e uno spigolo d'aglio (poi toglietelo, se non siete dei punk-alimentari), buttate in pentola il pesce e appena inizia a uscire il sugo di cottura, a fiamma bella viva, aggiungete una spruzzatina di vino bianco (quel mezzo bicchiere che vi è rimasto della bottiglia che vi siete scolato durante la preparazione precedente) che deve evaporare in poco tempo. Abbassare la fiamma e man mano che serve aggiungere acqua o brodo. Il tutto richiede una bella mezza oretta, assaggiate i pezzi più duri, tipo seppia o polipo, che non devono essere toppo molli, a questo punto aggiungere il riso e continuare la cottura con il brodino di branzino.
N.B. cozze e vongole del surgelato, sarebbe meglio aggiungerle a metà cottura del risotto perché hanno una cottura breve e potrebbero risultare un po' "spappolate",
salare, pepare e prezzemolare, il tutto a gusto e piacimento.
Il vino per la cenetta: io mi servo da quella che considero la fiaschetteria più fornita del Delta che si trova a Taglio di Po, è quella di Luca Franzoso, si chiama SPIRITO DI VINO, a me piacciono i bianchi veronesi tipo Soave o Custoza oppure i friulani del Collio, se ci andate, dite che vi mando io, nella speranza che la prossima volta che ci vado mi faccia qualche sconto.
Musica consigliata per preparazione o degustazione: THIEVERY CORPORATION "The richest man in babylon".
Buon appetito.

venerdì 5 ottobre 2007

“Eolo” (1918 – 1945) di Gianni Sparapan

Eolo” (1918 – 1945) di Gianni Sparapan, romanzo, prima edizione aprile 2002, edizioni Apogeo (Adria), seconda edizione aprile 2006 A.P.S. ( Rovigo), 158 pagine.
E’ uno di quei libri che divori in un attimo, che quasi ti spiace che sia finito. Bravissimo l’autore, nel raccontare la storia romanzata di Eolo Boccato e della sua banda partigiana, l’unico gruppo antifascista che continuò in Polesine la lotta armata contro i fascisti di Salò, anche nell’inverno 1944 – 45, quando il fronte alleato era fermo, in attesa dell’offensiva finale di primavera.
“La testa è in vetrina, ma Eolo cammina”, così si diceva ad Adria di Eolo Boccato, dopo la sua cattura e uccisione, avvenuta la domenica del 4 febbraio 1945, seguita dalla macabra esposizione, in tipico stile fascista, della testa del partigiano nella vetrina del consorzio agrario, situato nella via principale della città, davanti a cui gli adriesi, costretti dai fascisti, dovettero passare per vedere la fine del "bandito".
Ed è con questa frase che il più delle volte terminano i racconti di mia madre (classe 1931), quando io e i miei fratelli, la interroghiamo sui tempi della guerra e sul fascismo. Anche se al tempo mia madre era una bambina adolescente, il ricordo è tuttora vivo in lei, segno che ad Adria, la cosa al tempo deve aver fatto parecchio scalpore. Non ci ha però, mai saputo raccontare bene come andarono i fatti, che oggi scopro e m’incanto nel leggerli nel libro di Sparapan, fatti che seppur tristi e crudi, Sparapan, a mio parere, riesce a rendere affascinanti.
Nel suo precedente libro, Adria partigiana, Sparapan raccoglie le versioni degli stessi fatti storici, che nella semplice lettura del profano, fanno di Eolo uno sbandato, un bandito, un ladro assassino.
Rivalutato in quest’edizione libraria di Sparapan, dalla lettura del libro e rimembrando la frase tante volte sentita, io penso che Eolo Boccato, il partigiano anarchico, un uomo dotato di grande e invidiabile coraggio, anche da morto, abbia fatto tremare i fascisti e abbia senza dubbio diffuso per Adria e per tutto il Delta, lo spirito di libertà che tuttora aleggia.

lunedì 1 ottobre 2007

Enogastronomia veneta


domenica 30 settembre 2007
I fagioli di Sernaglia della Battaglia (TV) vincono il primo premio del concorso "Piatto a Km Zero".
Imminente l'approvazione della prima legge regionale che promuove il consumo del cibo che non inquina
E' Andrea Stella, chef del locale "Dalla Libera" di Sernaglia della Battaglia (Tv) il vincitore della prima edizione del concorso "Piatto a km zero" indetto da Coldiretti Veneto in collaborazione con l'antica Trattoria "Ballotta" di Torreglia (Pd) e la casa editrice Terra Ferma.
Con la zuppa di fagioli borlotti, patate e cotechino, Andrea Stella si è aggiudicato il primo premio, superando di poco il collega Gino Vellere del Ristorante "Via Verde" di Velo Veronese che ha proposto gli gnocchi di malga sbatui.
La singolare gara, svoltasi a Torreglia ha coinvolto sette cuochi provenienti ciascuno da una provincia del Veneto che si sono sfidati nella realizzazione di una ricetta che rispettasse sapere, sapori e i criteri del "km zero".
L'iniziativa è legata alla promozione dei "menù a km zero" che si stanno diffondendo sempre più grazie a quei locali che hanno liberamente scelto di attenersi alle norme che lo caratterizzano: ovvero servire pasti realizzati con prodotti allevati, coltivati o raccolti a una distanza minima dal punto in cui vengono cotti e portati in tavola.
"Si tratta di una scelta imprenditoriale che valorizza il patrimonio enogastronomico regionale e contemporaneamente riduce l'impatto ambientale in quanto le produzioni agroalimentari non devono fare lunghi percorsi per giungere al consumatore finale - ha spiegato Giorgio Piazza presidente di Coldiretti Veneto durante la serata.
Una filosofia vera e propria che trova nella futura legge regionale di iniziativa popolare sostenuta da 25 mila firme l'atto concreto per orientare le mense collettive (scolastiche ed ospedaliere) e la ristorazione privata al consumo delle tipicità locali quale contributo alla riduzione dell'inquinamento e sostegno all'eccellenza del "Made in Italy".
La giuria popolare ha votato tramite una scheda assegnando la maggioranza delle preferenze ad un piatto della tradizione rurale, che evocava sapori semplici ed antichi che sommano solo 4 km dal posto di produzione alla cucina.
Terzo classificato il dolce presentato da Diego Bernardi "il cuoco di casa Ballotta" che ha preparato una focaccia di uva fragola e un semifreddo di castagne con salsa di cachi (km 5,2).
Il presidente della IV Commissione regionale agricoltura, Clodovaldo Ruffato, ha consegnato il distintivo della Regione Veneto a tutti i concorrenti annunciando l'imminente approvazione del "legge del km zero", unica nel suo genere in tutta Italia.
Tratto da greenplanet.net